Rivoluzione Bitcoin: in Svizzera ci paghi le tasse

Imprenditori italiani esperti di crittovalute, il cantone svizzero in cerca di nuove vocazioni: i presupposti per servizi inediti nel resto d'Europa.
Imprenditori italiani esperti di crittovalute, il cantone svizzero in cerca di nuove vocazioni: i presupposti per servizi inediti nel resto d'Europa.

David Orban, qualche anno fa, spiegò a Webnews che i Bitcoin non potevano ancora fare la differenza nella finanza reale perché non potevi pagarci le tasse. Ora però c’è un paese che sta credendo seriamente a questa opportunità, la Svizzera, e quelli che ci sono riusciti sono italiani. A Chiasso, infatti, si potranno pagare le tasse direttamente con la crittovaluta.

Non è molto noto, ma il Canton Ticino ospita una community di bitcoiner tra le più innovative e importanti al mondo. Questo perché la comunità italiana è sempre stata eccellente e conta alcuni tra i sistemi più avanzati per lo scambio di Bitcoin, ma si sa: il Belpaese non è l’ideale per fare impresa, specialmente quando dirompente rispetto al consolidato, così molti hanno preferito passare il confine, attratti da un regime fiscale molto più semplificato, e andare nella Svizzera italiana. Lì è nato, grazie al lavoro di Giacomo Zucco, ceo di Blockchain Lab, e di altri imprenditori (che hanno in particolare antipatia burocrazia e fisco tricolore, giudicati anticompetitivi) un ecosistema perfetto per fare lobbying sui Bitcoin nel rapporto tra cittadino e stato.

Il risultato è il progetto lanciato dal comune di Chiasso la prima città svizzera che dal 2018 consentirà il pagamento delle imposte fino a un limite di 250 franchi, superando i 200 impostati da Zugo, prima città al mondo a unire Bitcoin e imposte locali, sempre in Svizzera ma nel cantone tedesco, chiamato CriptoValley.

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Insomma, che siano italiani o tedeschi, la Svizzera si candida a paese paradiso dei Bitcoin. Per quale ragione? È Zucco a spiegarlo, partendo da due fattori: creatività e bisogno di cambiamento.

Il cantone incoraggia la creazione di ecosistemi d’impresa, l’effetto è che molti si sono trovati oltreconfine. È successo che la qualità degli esperti italiani di crittomonete si è concentrata in un’area che dopo la riforma sulla trasparenza bancaria ha bisogno di reinventarsi. Per questo credo che gli italiani supereranno molto presto tutti quanti in Svizzera: al contrario di Zurigo, dove ancora è forte il sistema bancario, a Lugano c’è uno svuotamento di vocazione finanziaria che va riempito.

Il risultato è molto interessante, al di là del valore simbolico del pagamento delle imposte per cifre ancora piccole:

Attualmente credo nessuno abbia interesse a pagare coi Bitcoin, essendo una commodity altamente deflazionante, quindi conviene comprarla e non spenderla, ma quel che conta è l’interesse a investire in questa tecnologia, anche dal lato pubblico. In Italia l’agenzia delle entrate si è espressa in modo ambiguo su questo tema, invece qui il Cantone e Chiasso entreranno in una fondazione sulla ricerca no-profit su Blockchain e crittovaluta. Scenario purtroppo impossibile in altri paesi.

Questa è una storia emblematica di interessi che si intercettano: il territorio perde una vocazione e ne cerca un’altra; degli imprenditori italiani cercano un luogo meno burocratico e più conveniente dove lavorare con i Bitcoin. Il risultato è che nel giro di poco tempo si crea una cripto-intelligence tutta italiana a un’ora da Milano, capace di esercitare una influenza tale da aprire un programma sulle imposte e la moneta elettronica che non ha uguali in Europa.

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