Netflix: proteste social per i dati di visione

Netflix al centro delle polemiche social per aver ironizzato sulle abitudini di visione di alcuni utenti: una mamma sarebbe stata addirittura identificata.
Netflix al centro delle polemiche social per aver ironizzato sulle abitudini di visione di alcuni utenti: una mamma sarebbe stata addirittura identificata.

Netflix, il colosso dello streaming mondiale, qualche giorno fa ha rilasciato alcuni dati interessanti sulle abitudini di visione del 2017. Non solo si è appreso come nel corso dell’anno gli utenti abbiano approfittato di ben 1 miliardo di ore di contenuti alla settimana, ma è stata pubblicata qualche informazione insolita: ad esempio, vi è chi per 365 giorni ha guardato la saga “Pirati dei Caraibi”, mentre un utente ha invece fatto binge-watching con “Shameless” addirittura dall’Antartide. Alcuni tweet pubblicati dalla piattaforma, però, non sono stati graditi dai navigatori, i quali si sono lanciati in una piccola protesta social: svelare precise abitudini di consumo può essere considerata una forma di shaming degli abbonati?

Il nodo del contendere ruota attorno a due rivelazioni in particolare, relative alla produzione “Un Principe per Natale” e al film per bambini “Bee”. Nel primo caso, Netflix ha svelato come circa 53 persone abbiano guardato lo show romantico per 18 giorni consecutivi, senza soluzione di continuità. Un tweet volutamente ironico, con cui la piattaforma chiede ai soggetti in questione chi li abbia feriti:

Alle 53 persone che hanno guardato “Un Principe per Natale” ogni giorno negli ultimi 18 giorni: chi vi ha ferito?

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La condivisione, tuttavia, non è stata apprezzata dagli stessi utenti della piattaforma, pronti a protestare per quello che, secondo il loro parere, sarebbe un vero e proprio shaming degli abbonati. Per i navigatori su Twitter, infatti, non sarebbe ben chiaro perché si sia scelto di ridicolizzare, seppur in buona fede, un gruppo di sottoscrittori paganti per aver scelto una commedia che, per quanto leggera e romantica, è lo stesso Netflix ad aver commissionato e proposto per lo streaming.

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E sebbene la piattaforma non abbia svelato generalità dei soggetti coinvolti, ma solo dettagli numerici sulle loro abitudini, in molti hanno suggerito come informazioni così circostanziate potrebbero essere impiegate per identificare, violandone la privacy, abbonati che in realtà vorrebbero rimanere anonimi. Un timore che si sarebbe già concretizzato con il caso di “Bee”, un’animazione dedicata ai più piccoli, guardata da un’appassionata 357 volte nel corso dell’ultimo anno. Dopo la pubblicazione dei tweet, la spettatrice è stata identificata dagli amici e dalle persone a lei più vicine, tanto da convincerla a uscire allo scoperto. Si tratta di una madre inglese, Gemma Chalmers, che ricorrerebbe allo show per assecondare le richieste del figlio, così come rivelato in un’intervista per il Sun:

I miei amici hanno cominciato a taggarmi in ogni post, dicendo: “Potresti essere tu”. Ho fatto il calcolo e le visioni potrebbero addirittura essere maggiori di 357 volte. Sin da quando aveva poche settimane di vita, mio figlio è innamorato di questo film. Lo mandiamo in streaming più volte al giorno perché lo rende felice. […] Non gli presta nemmeno troppa attenzione, poiché gioca con i suoi giocattoli nel frattempo, ma vuole che il film sia sulla TV. Abbiamo provato con Trolls, Cars o altri film Disney: niente funziona come questo.

Nel frattempo, alcuni competitor hanno cercato di cavalcare l’intoppo social. Lifetime, popolare network a stelle e strisce, ha infatti tentato di chiudere la querelle in questo modo:

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Se Netflix non vi vuole, c’è sempre spazio sul nostro divano! […] Non siamo qui per giudicare!

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