Huawei sviluppa un'alternativa ad Android

Secondo alcune fonti cinesi, Huawei avrebbe avviato lo sviluppo di un sistema operativo alternativo ad Android da utilizzare come soluzione di backup.
Secondo alcune fonti cinesi, Huawei avrebbe avviato lo sviluppo di un sistema operativo alternativo ad Android da utilizzare come soluzione di backup.

Le vicende che riguardano ZTE hanno messo in allarme i dirigenti di Huawei. Per non farsi trovare impreparata, l’azienda cinese ha avviato lo sviluppo di un sistema operativo alternativo ad Android, oltre che per tablet e computer. Tutto è ancora in fase preliminare, ma potrebbe rivelarsi una valida soluzione di emergenza, almeno per il mercato locale.

Circa due settimane fa, il Dipartimento del Commercio ha vietato alle aziende statunitensi la vendita di componenti e software a ZTE, in quanto quest’ultima ha esportato apparecchiature di telecomunicazione in Iran e Corea del Nord. Il ban potrebbe comportare la perdita della licenza Android, in particolare quella che consente l’installazione dei servizi Google, visto che Android è open source. Sembra che sia stata avviata un’indagine simile anche su Huawei (al momento non c’è nessuna conferma), quindi un eventuale sistema operativo potrebbe essere una soluzione di “backup”.

Attualmente Huawei adotta una strategia multi-vendor per quanto riguarda i processori. Negli smartphone del produttore si trovano infatti chip di Qualcomm e MediaTek, oltre che i suoi Kirin destinati ai modelli di fascia alta, come i recenti P20. La stessa strategia potrebbe essere adottata per la parte software. Su tutti i dispositivi venduti nel 2017 (oltre 153 milioni di unità) è installata una versione personalizzata di Android con la nota interfaccia EMUI. L’idea di non rimanere vincolati ad un singolo sistema operativo era nata già nel 2012, ma la vicenda di ZTE avrebbe accelerato i piani. Huawei ha tutte le competenze per sviluppare un OS proprietario, ma al momento non è previsto l’abbandono della piattaforma Google.

Secondo le fonti contattate dal South China Morning Post, il sistema operativo non è qualitativamente paragonabile ad Android e il numero di app di terze parti è molto basso. In ogni caso, senza i Google Play Services, gli smartphone sarebbero praticamente invendibili al di fuori della Cina. L’eventuale ban dei prodotti causerebbero gravi danni ad Huawei, il cui obiettivo è da sempre quello di diventare il primo produttore mondiale di smartphone.

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