Google: "Le criptovalute non sono monete reali"

Google, in un nuovo spot pubblicitario, deride i miner e si scaglia contro le criptovalute.
Google, in un nuovo spot pubblicitario, deride i miner e si scaglia contro le criptovalute.

La nuova pubblicità di Google potrebbe far chiacchierare, e non poco. Specie i crypto trader e i cosiddetti miner, coloro che mettono a disposizione i propri PC per eseguire i calcoli utili all’estrazione delle criptovalute. Date un’occhiata al video riportato in basso.

Google non ci gira intorno: la società afferma che Bitcoin, Litecoin e compagnia “non sono monete reali”, sbeffeggiando tutti coloro che mettono a disposizione la propria energia elettrica, cioè i minatori. Il mining di criptovalute comporta alti consumi di elettricità, anche se i sostenitori dell’attività affermano che Bitcoin non è così dispendiosa dal punto di vista energetico come alcuni pensano.

Nella clip, uno dei due personaggi dice “bè, il mining delle criptovalute necessita di molta energia”, l’altro ribatte “criptovaluta… quei soldi non solo reali!”.

È una sorpresa che Google utilizzi il termine “criptovalute” nei propri spot pubblicitari, quando ha mostrato un’avversione nei confronti di tutte le promozioni di attività di criptovaluta sulla sua piattaforma. La società ha infatti bandito tutti gli annunci relativi alla criptovaluta a partire da giugno.

Forse Google sta cercando di inviare un messaggio tra le righe pubblicizzando criptovalute nei propri contenuti? O forse no. Tuttavia, avrebbe potuto essere più creativa nel formulare la sua beffa.

BigG non ci è andata leggera questa volta, ma è probabile che la mossa sia stata del tutto ragionata per spronare gli utenti a condividere il contenuto sui social network e invitarli a commentare.

Vi ricordiamo che di recente, in occasione del Made by Google di New York, l’azienda americana ha presentato i tanto chiacchierati smartphone Pixel 3, il Google Home Hub e il tablet 2 in 1 Pixel Slate. Inoltre, il colosso di Mountain View ha fatto ricorso contro la maximulta comminata lo scorso luglio da parte dell’Antitrust europeo.

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