5G Italy: occorre anzitutto l'infrastruttura

Il secondo giorno del 5G Italy il tema è l'importanza delle infrastrutture del futuro, con le Istituzioni chiamate per prime a dare il proprio contributo.
Il secondo giorno del 5G Italy il tema è l'importanza delle infrastrutture del futuro, con le Istituzioni chiamate per prime a dare il proprio contributo.

Il secondo giorno del congresso 5G Italy ha preso una piega più istituzionale rispetto al precedente: l’attenzione si è focalizzata sull’approccio delle Istituzioni al processo di digitalizzazione ‘forzata’ che il 5G porterà.

Già il primo panel, focalizzato sulla Pubblica Amministrazione, ha portato interessanti spunti: “Ieri eravamo organizzati a silos indipendenti, con grandi costi di gestione e di capitale fisico; oggi siamo migrati al cloud, ma con il 5G potremo abilitare servizi specifici di connettività”. È questa l’apertura di Giuseppe Bianchi, professore e membro del CNIT, che introduce la conversazione sul futuro del settore pubblico.

“La scuola italiana non sarà mai digitale, se ad insegnare non ci sono dei professionisti specializzati”, ha chiosato però Luca Attias, commissario straordinario per l’Agenda Digitale. Un’affermazione forte, ma se a farla è anche e soprattutto un esponente vicino al Governo, vuol dire che la questione è diventata piuttosto importante.

Continua il panel l’ospite d’onore, la Ministra per la Pubblica Amministrazione, Giulia Bongiorno: “Per avvicinare la tecnologia alle persone è necessario snellire le regole. Non serve svuotare gli uffici, serve avere personale competente. Voglio che lavorino, che abbiano una formazione adeguata, mi serve che siano valutati anche per la loro efficienza. Per integrare e includere, per primo dobbiamo far capire: la digitalizzazione non è una cura ricostituente, se fatta bene può essere proprio un trapianto di cuore”.

La Ministra Bongiorno, successivamente intervistata da Webnews, continua con la discussione, dimostrando un forte piglio e una forte sensibilità sull’argomento: “Il lavoro agile io lo incentiverò perché ci credo molto, ma il punto di base è che la tecnologia è velocissima e la pubblica amministrazione è lenta, e succede spesso che si ha il prodotto tecnologico pronto ma manca l’organizzazione in ufficio. Occorre fare una sorta di percorso cronologico: prima semplificare e organizzare, poi avere il prodotto tecnologico. È chiaro che se io non formo il personale, ci sarà sempre questa discrasia tra ufficio bloccato e prodotto tecnologico [già rilasciato]. Per esempio, per quanto riguarda le carte d’identità digitali, ci sono alcuni comuni in cui si riesce ad avere questo prodotto immediatamente, altri in cui bisogna aspettare 3-4 mesi, perché manca un’organizzazione di base. Ecco perché dico che la Pubblica Amministrazione va prima semplificata, e a quel punto si può digitalizzare. Altrimenti abbiamo una serie di prodotti tecnologici, ma non siamo in grado di usarli”.

Il secondo blocco di discussione è estremamente ed intrinsecamente correlato: servono grandi sforzi del sistema Paese per creare progetti sistemici che cerchino di favorire il rapporto tra provider di servizi di connettività e operatori. A questo proposito, Davide Rota, CEO di Linkem, offre la sua visione di aiuto dell’azienda italiana: “Per evitare la stessa fine del passaggio dal 4G al 5G, Linkem è pronta [a mettere sul piatto le sue risorse]: una rete di oltre 3.500 installatori e 5.000 negozi sul territorio, due customer care di proprietà e un aiuto finanziario, logistico e manageriale per partire nel proprio viaggio 5G”.

Ma non basta una volontà unilaterale: c’è bisogno di accordi nel sistema, e in questo contesto l’FTTH Council propone alcune soluzioni in due panel dedicati.

FTTH Council: Fiber for 5G

Il primo panel, Fiber for 5G, si focalizza sulle problematiche relative alla creazione di un’infrastruttura 5G, nel caso in cui questa sia costruita solo con fibra, solo con tecnologie radio, o con entrambe.

Un caso studio è stato presentato, sulla pianificazione di un’infrastruttura 5G in un’area urbana di media densità abitativa, della superficie di circa 12 km quadrati che, seguendo le specifiche, può impiegare oltre 600 celle usando solo una struttura RAN (Radio Access Network, rete cellulare in parole semplici).

Usando invece solo una struttura con cavi, quindi ad esempio PON (Passive Optical Network, cavi in fibra sotto terra), si tratterebbe di mettere la fibra in ogni strada con doppio cavo.

Ora, questo tipo di risoluzione può essere invece resa ibrida: “Gli investimenti possono essere efficientati se le compagnie 5G e fibra decidono di convergere gli investimenti nell’infrastruttura”, afferma Tom Bambury, Direttore Generale del FTTH Council Europe. “Tanta, tantissima fibra deve essere messa a terra per costruire delle vere reti 5G. La ‘densificazione’ è il prezzo dei progressi del 5G.

Colin Bryce, Direttore Technical Sales, Mobility Solutions di Commscope, porta il pubblico con i piedi per terra: “Sì, il 5G ha tanti lati positivi, ma dobbiamo pensare realisticamente: non impatterà le nostre vite nei prossimi 5 anni. Nonostante ciò, dobbiamo intanto costruire l’infrastruttura per il domani, che sia cost-effective, flessibile e scalabile”.

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