L’Australia a favore dell'accesso ai dati di chat

Anche i laburisti hanno deciso di far passare la legge sul monitoraggio, a richiesta, delle informazioni conservate sulle app di messaggistica.
Anche i laburisti hanno deciso di far passare la legge sul monitoraggio, a richiesta, delle informazioni conservate sulle app di messaggistica.

L’Australia ha votato per approvare la legge sulla controversa legislazione che impone alle società tecnologiche di consegnare i messaggi da app come Whatsapp e simili agli organi di controllo. Il progetto legislativo è passato con una maggioranza di 44 favorevoli e 12 contrari, dopo che anche il partito laburista, prima detrattore, ha lasciato perdere le obiezioni per consentire che il disegno passasse in anticipo rispetto alle feste. Nonostante il ripensamento, gli emendamenti saranno discussi all’inizio del nuovo anno. La norma permetterà alle autorità di accedere a tre tipi di comunicazioni ottenute dalle compagnie che forniscono servizi con informazioni sensibili.

Il primo elemento riguarda l’accesso all’assistenza tecnica (TAN), con cui invitare un’azienda a intercettare i messaggi. Il secondo, le Technical Capability Notices (TCN), chiedono alle organizzazioni di installare le attrezzature necessarie per dar seguito ai TAN; mentre il terzo, i requisiti di assistenza tecnica (TAR), sono richieste volontarie di informazioni che potrebbero essere utilizzate per ottenere ancora più dati sugli utenti.

Nonostante ciò, il governo australiano insiste sul fatto che quelle abilitate dalla legge non saranno “backdoor” ma piuttosto domande di accesso legittimo (seppur in molti casi obbligatorie). I laburisti avevano espresso molte preoccupazioni riguardo al disegno di legge, come era stato presentato, e avevano attuato un’opposizione lasciata poi cadere con la promessa di modificarlo in seguito. In precedenza, il ministro della Difesa, Christopher Pyne, aveva accusato proprio i laburisti di aver “permesso a terroristi e pedofili di continuare a svolgere le loro attività online”.

Non possiamo dire come andrà a finire, anche perché le aziende hi-tech hanno ripetutamente resistito alle richieste delle agenzie di accedere ai dati dei propri clienti. Il caso più famoso è quello di Apple, con la Mela che ha rifiutato di creare un precedente pericoloso, consentendo all’FBI di violare gli iPhone anche di presunti terroristi, costringendola a rivolgersi a compagnie specializzate.

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