Google Maps usato dalla polizia per risolvere casi

La cronologia di Google Maps viene spesso controllata dalle forze dell'ordine per avere maggiori informazioni circa gli spostamenti di un sospettato.
La cronologia di Google Maps viene spesso controllata dalle forze dell'ordine per avere maggiori informazioni circa gli spostamenti di un sospettato.

Buona parte degli utenti Google hanno anche una cronologia Google Maps che mostra tutte le località che visitate in compagnia del proprio smartphone. Un’opzione che può essere tranquillamente disattivata, ma che molte persone sfruttano per conoscere di preciso i chilometri fatti in un determinato periodo di tempo oppure per avere traccia di tutte le proprie mete. Ma questa feature può essere utile pure per le forze dell’ordine per avere maggiori dettagli sui casi.

Come scrive il New York Times, negli Stati Uniti d’America la polizia spesso controlla la cronologia di Google Maps per sapere dove si trovava un sospettato durante un crimine e quindi avere una possibilità in più per risolvere i casi.

Non è ovviamente una modalità infallibile per catturare un criminale e molti dettagli su come i poliziotti possono usare le informazioni sono un po’ fumosi, ma un caso recente a Phoenix, ha fatto chiarezza su come il servizio viene usato o “abusato”, a seconda dei punti di vista.

Nonostante una certa riluttanza, come ogni azienda in USA anche Google deve fornire tutte le informazioni di un suo utente in caso di indagini da parte delle forze dell’ordine. Google fornisce quindi una serie di token di un account che la polizia può rintracciare e quindi usare per avere info sugli spostamenti, eventualmente necessari per un’indagine in corso e per saggiare i potenziali alibi di un sospettato.

Questa modalità non è però scevra da insidie e criticità, ad esempio, in un caso descritto sul NY Times un uomo (signor Molina) che ha prestato la sua auto ad una persona che ha commesso un crimine – e che si trovava nelle vicinanze quando il crimine si è consumato – si è fatto una settimana in prigione come sospettato in un caso di omicidio. Ma lui non aveva niente a che fare con il crimine.

Gli investigatori – si legge nel rapporto pubblicato sul New York Times – avevano anche altre prove circostanziali, incluso il video di sicurezza di qualcuno che sparava con una pistola da una Honda Civic bianca, lo stesso modello posseduto dal signor Molina, anche se non si poteva vedere la targa o l’aggressore.

Ma dopo aver passato quasi una settimana in prigione, le accuse contro il signor Molina sono cadute quando gli investigatori hanno appreso nuove informazioni e lo hanno rilasciato. Il mese scorso, la polizia ha arrestato un altro uomo: l’ex fidanzato di sua madre, che a volte usava l’auto del signor Molina.

Ti consigliamo anche

Link copiato negli appunti