Pirateria? Peggio YouTube e Spotify

Secondo Enzo Mazza, presidente di FIMI, lo streaming gratis offerto da YouTube e Spotify rappresenta un pericolo ancora maggiore della pirateria.
Secondo Enzo Mazza, presidente di FIMI, lo streaming gratis offerto da YouTube e Spotify rappresenta un pericolo ancora maggiore della pirateria.

Con l’avvento di musica, film e serie tv in streaming sempre più persone in Italia hanno abbandonato la pirateria poiché con una decina di euro al mese si può avere accesso a tantissimi contenuti. Questo ovviamente aggiunto al sempre più incisivo intervento di AGCOM, autorità garante.

Tuttavia non è tutto oro quello che luccica, perlomeno non per Enzo Mazza, presidente di FIMI (Federazione Industria Musicale Italiana), il quale ha fatto sapere che nonostante la pirateria sia stata contenuta ottimamente dalle adottate in Italia, c’è un pericolo ancora maggiore all’orizzonte: lo streaming. Con piattaforme come Spotify, infatti, i musicisti andrebbe a riscuotere una percentuale davvero troppo irrisoria sui proventi dei diritti d’autore.

Parlando di numeri, nel 2018 gli accessi verso i portali pirata di musica sono calati del 35% rispetto al 2017, e nel 2019 già del 9%. Tuttavia le possibilità rappresentate da strumenti legali come YouTube e Spotify sono un ulteriore problema per l’industria della musica, secondo Mazza.

Questo perché la maggior parte delle persone che utilizza Spotify e YouTube, ne sfruttano la versione gratuita, quindi non portano alcun beneficio economico nelle casse delle major discografiche. La sola pubblicità presente negli abbonamenti free di queste piattaforme non sembra essere sufficiente per andare a compensare adeguatamente gli artisti secondo il Mazza pensiero.

In pratica, secondo Mazza, ora le persone possono accedere a tantissimi contenuti in maniera gratuita, una cultura che in Italia si è radicata fortemente e che è dura da cambiare. Il 90% degli italiani ascolta musica digitale attraverso le piattaforme di streaming come Spotify e YouTube, ma solo una piccolissima parte ha un abbonamento Premium del servizio.

Secondo Mazza, l’unico modo per dare una svolta potrebbe essere quello di spingere gli utenti free a sottoscrivere abbonamenti a pagamento con offerte davvero irrinunciabili. Ma il cambio di mentalità, si sa, in questi casi è decisamente difficile da ottenere. Soprattutto nel nostro paese.

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