Altroconsumo chiede la revoca dell'equo compenso

L'associazione di consumatori chiede la revoca del decreto Franceschini, ma in pratica è impossibile. Arrivereranno altri ricorsi al Tar prima di ottobre.
L'associazione di consumatori chiede la revoca del decreto Franceschini, ma in pratica è impossibile. Arrivereranno altri ricorsi al Tar prima di ottobre.

Altroconsumo, forte delle centomila firme alla sua petizione contro l’equo compenso per copia privata, lancia una scialuppa di salvataggio al governo Renzi e chiedere di revocare il decreto del ministro Dario Franceschini, causa di fortissime polemiche. Una richiesta molto difficile da accogliere, dato che il decreto è pubblicato in Gazzetta, ma che suona come provocazione prima della pioggia di ricorsi già attesa.

L’associazione sostiene che se palazzo Chigi revocasse il decreto eviterebbe «l’ennesima brutta figura davanti all’opinione pubblica». Le argomentazioni sono note: il dossier è nato sbagliato fin dall’inizio, quando saltò il tavolo delle parti e si comprese subito che il ministro dei Beni Culturali era disposto a dar seguito alle pressioni della Siae, responsabile di questa situazione. Per Altroconsumo, infatti, l’aumento dei prezzi di listino della Apple non può essere imputato all’azienda.

Altroconsumo non ha mai esitato ad attivarsi contro le multinazionali tecnologiche in caso di violazioni degli interessi dei consumatori, come nella vittoria contro Apple per la salvaguardia della garanzia biennale di conformità. In questo caso però ad Apple non si può proprio contestare nulla.

Ricorsi entro il 21 ottobre

L’idea che si possa convincere l’amministrazione dello Stato, sulla sola base deterrente del proprio ricorso, a revocare in autotutela (cioè sindacando da sé i propri atti per evitare un potenziale danno all’interesso pubblico) un testo importante come un decreto ministeriale già pubblicato in Gazzetta Ufficiale è ai limiti dell’impossibile, ma è ovvio che Altroconsumo cerca con questa richiesta di tenere alta l’attenzione e poter dire in futuro di aver avvisato il governo. Già, perché stanno arrivando molti ricorsi contro l’equo compenso, ai quali stanno lavorando diversi studi legali per le diverse parti coinvolte. Come accaduto col regolamento Agcom, probabilmente ci saranno ricorsi in nome delle associazioni e singoli ricorsi delle aziende e c’è tutto il tempo: il termine entro il quale depositarli è il prossimo 21 ottobre. Soltanto in autunno si potranno conoscere la precisa entità dei ricorsi e i punti sui quali cercheranno di sospendere il decreto. La vicenda equo compenso è soltanto agli inizi.

Ti consigliamo anche

Link copiato negli appunti