Competenze: il digitale ne ha bisogno, dove sono?

La vicenda di Decisyon, che vorrebbe assumere e non trova i profili adatti, solleva la questione competenze: niente ripresa senza il lavoro di domani.
La vicenda di Decisyon, che vorrebbe assumere e non trova i profili adatti, solleva la questione competenze: niente ripresa senza il lavoro di domani.

Un’azienda estremamente innovativa, che sta cambiando il business intelligence nel mondo coi Big Data, cerca sviluppatori e altre figure professionali, in Italia, ma non le trova. La notizia ha avuto una certa eco nel mainstream giornalistico, finendo per essere confusa con il solito clichè dei giovani che non hanno voglia di impegnarsi. Invece la storia è quella di un paese dove mancano profili senior, vere competenze, alte. Se possibile, è anche peggio.

Quando Decisyon ha pubblicato i suoi annunci di lavoro forse poteva immaginare che avrebbe avuto qualche difficoltà a trovare queste competenze, ma così tanta ha finito per sconfortare anche il suo fondatore e CTO, Franco Petrucci, il cui segnale di allarme è stato anche ripreso dalle telecamere della trasmissione di Rai3 “Agorà”, alimentando un thread su Twitter ancora molto attivo nel quale si parla dei problemi del lavoro in Italia, e in particolare della difficoltà di fare incontrare domanda e offerta.

Un problema cronico

Sviluppatori Java (e non solo), con almeno 3 anni di esperienza qualificata; sales executives altrettanto preparati; consulenti software. Decisyon sta cercando molto personale destinato alla sua piattaforma di business e performance analytics, in questi tempi grami di recessione sembra una manna dal cielo. Le cose però non sono mai semplici nel Belpaese. Questa società (capace di raccogliere il più ingente finanziamento oltreoceano degli ultimi 15 anni) spesso fa uso del training on the job per sopperire alla scarsità di profili, perché le competenze già pronte sono rare come i diamanti. Lo racconta Petrucci a Webnews riprendendo le argomentazioni lanciate in una sua intervista ieri sul Corriere.

Da quando vi siete accorti di questa scarsità?

Il problema si è cronicizzato da almeno 4 anni. È un problema tecnico, non di sfruttamento di giovani o di contratti come si è letto: cerchiamo competenze senior che sarebbero molto ben pagate.

Le possibilità sono tre: o sono all’estero, o non ci sono, oppure ci sono, ma lavorano già…

La verità è che sono incredibilmente pochi e quelli che ci interessano, avendo già un’esperienza e quindi un lavoro, è difficile portarli via alle loro aziende. Alla base c’è la scarsità di produzione di queste competenze tra i giovani.

La scuola?

Faccio un solo esempio. A Latina e in altre città si stanno sperimentando delle adozioni di quarte e quinte superiori agli istituti tecnici, con ottimi risultati: le aziende spiegano quali sono i linguaggi informatici di cui si sente più necessità, loro insegnano le basi, poi arrivano e continuiamo a formarli. Ora abbiamo selezionato 5 universitari, che formeremo noi. Ovvio però che si impiega più tempo e denaro.

Sembra davvero paradossale: eppure tutti sostengono che il materiale umano in Italia sia ottimo…

Lo è. I nostri ingegneri sono spesso i migliori del mondo. Solo che sono pochi e se non saremo capaci di trattenerli – qui parlo come ecosistema nel suo complesso – è molto preoccupante. Sono stato due anni in Silicon Valley, dove la comunità italiana è di circa 400 manager e vengono startupper italiani, tanti. Molti di loro pensano poi di restare. Così anche Londra, che è più semplice della California. Il flusso estero è un altro fattore di questa scarsità.

Soluzioni?

Noi vogliamo assolutamente restare in Italia, investire, però è davvero urgente un cambiamento di mentalità anche nel rapporto tra aziende e istruzione.

Scano: la vicenda Decisyon non mi sorprende

Roberto Scano si occupa di eskills per lavoro. I suoi standard di profili per il web sono stati al centro anche del panel sulle competenze digitali un mese fa a Venezia. La storia di Decisyon non lo sorprende.

È davvero così complicato trovare queste competenze?

Certo, l’ho sempre detto: la fascia alta è quella più delicata. Si troveranno sempre web developer, che si fanno pagare anche poco. Quando però si cercano abilità informatiche alte, e anche esperienza, il discorso cambia.

Dove sono queste professionalità?

Spesso lavorano per sé. Avendo acquisito conoscenze elevate generalmente preferiscono fare i liberi professionisti e non farsi assumere.

E coi giovani?

La formazione durante il periodo di lavoro degli studenti e laureati più promettenti mi sembra la soluzione più concreta, direi inevitabile.

Non è una falla grave del sistema scolastico?

Diciamolo apertamente, se in questi corsi FSE si vedesse più qualità, qualche corso vero e non il solito, sarebbe di aiuto. Il rapporto lavoro/istruzione in Italia è davvero centrale se si vuole affrontare il problema della disoccupazione. Decisyon ha pagato in un certo senso il suo sviluppo, la sua voglia di crescere, domandando a un mercato che non offre praticamente nulla. Qui c’è una nuova riflessione: se molti pensano di lavorare nel web con competenze basse, e lo fanno, e poi chi chiede competenze alte non le trova, è anche questione di quante aziende in Italia fanno davvero innovazione. Nella logica della domanda e dell’offerta entra in gioco lo scarso sviluppo industriale del settore. Quindi le persone non si preparano a certi lavori perché sono poche le aziende che cercano quel tipo di competenze. Il mercato è arretrato in tutto, non in una sola parte.

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