PayPal, addio alla Turchia

Stop all'attività di PayPal nel paese che funge da ponte tra Europa e Asia: la piattaforma per i pagamenti online cesserà di funzionare tra pochi giorni.
Stop all'attività di PayPal nel paese che funge da ponte tra Europa e Asia: la piattaforma per i pagamenti online cesserà di funzionare tra pochi giorni.

Tra meno di una settimana tutti coloro che sono residenti in Turchia non saranno più in grado di utilizzare PayPal come sistema di pagamento per gli acquisti online o per il trasferimento di denaro. Ad annunciarlo è stata l’azienda stessa (dallo scorso anno realtà indipendente da eBay), con un comunicato comparso sulle pagine del sito ufficiale della divisione locale.

Lo stop definitivo è fissato per il 6 giugno. Dal prossimo lunedì, dunque, gli utenti di PayPal saranno in grado di effettuare l’accesso al proprio account e di trasferire su un conto bancario il denaro ancora a disposizione, ma non più di spenderlo né di inviarlo ad altri. Una scelta obbligata per il gruppo di e-payment, conseguenza diretta di una nuova legge approvata dal BDDK (Bankacılık Düzenleme ve Denetleme Kurumu) l’ente nazionale che si occupa di regolamentare tutto ciò che riguarda le transazioni sul mercato finanziario, attualmente presieduto da Mehmet Ali Akben.

Siamo dispiaciuti di annunciare che PayPal sta per sospendere il proprio business in Turchia. A partire dal 6 giugno 2016, i nostri clienti in Turchia non saranno più in grado di inviare o ricevere fondi con PayPal. I clienti potranno comunque effettuare il login a PayPal e trasferire qualsiasi somma presente sul proprio account ad un conto corrente bancario turco.

Secondo i vertici della società, la misura arriverà a interessare decine di migliaia di attività professionali e centinaia di migliaia di utenti. A spiegare quali sono le ragioni che hanno spinto allo stop è la stessa azienda: la Turchia non ha concesso la licenza necessaria alla gestione dei pagamenti nel territorio nazionale.

Offrire supporto ai nostri clienti è molto importante per PayPal. Ciò nonostante, non abbiamo altra scelta che sospendere i processi di pagamento in Turchia, poiché la nostra richiesta per una licenza sui pagamenti nel paese è stata respinta dall’ente locale per la regolazione della finanza e ci è stato imposto di sospendere le operazioni business nel paese.

La mancata concessione è legata all’impossibilità, da parte di PayPal, di soddisfare uno dei requisiti previsti nella normativa: la localizzazione di tutte le infrastrutture tecnologiche dedicate alla gestione della piattaforma e alle informazioni degli utenti all’interno del paese. Una richiesta che presenta non pochi punti in comune con quella proprio oggi avanzata dall’Iran e indirizzata alle app di messaggistica come WhatsApp.

La nostra sospensione del servizio è il risultato delle nuove leggi nazionali supervisionate dal BDDK, che richiedono a PayPal di localizzare per intero i propri sistemi tecnologici delegati alla gestione delle informazioni in Turchia. Rispettiamo il desiderio del paese di avere infrastrutture tecnologiche all’interno dei propri confini, ma PayPal utilizza una piattaforma di pagamento globale che opera in oltre 200 mercati, non un sistema locale con tecnologia dedicata ad un singolo territorio.

Impossibile per PayPal soddisfare la richiesta. Si tratta di un servizio attivo a livello globale, che proprio sulla capacità di superare barriere e confini territoriali ha costruito il suo business, rendendo lo scambio di denaro e i pagamenti online semplice e immediati, indipendentemente dal luogo in cui ci si trova.

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