Webtax, decreti, rete: l'agenda per Renzi

Destinazione Italia a metà del guado, la webtax, il digital divide, l'Agenzia per l'agenda digitale: Matteo Renzi eredita da Letta molti temi in sospeso.
Destinazione Italia a metà del guado, la webtax, il digital divide, l'Agenzia per l'agenda digitale: Matteo Renzi eredita da Letta molti temi in sospeso.

Quando oggi Enrico Letta, dopo l’ultimo CdM, ha rassegnato le sue dimissioni al Capo dello Stato si è concretizzata la staffetta con il segretario del PD, Matteo Renzi. Cosa c’è dentro questa ideale staffetta, che eredità lascia nella legislatura il vecchio esecutivo a quello nuovo? Tra i molti temi, anche quelli tecnologici, legati all’innovazione e ai ritardi del paese.

Lo sforzo di Enrico Letta, soltanto 36 ore fa, di rilanciarsi con un nuovo patto di coalizione – che peraltro conteneva anche l’agenda digitale – era davvero parso a tutti un tentativo disperato. Se però Letta è ormai caduto, restano in piedi gli impegni, le molte cose lasciate a metà da governo e Parlamento e che il nuovo presidente del Consiglio, insieme ai ministri, dovrà riprendere e cercare di concludere. Il digital divide è sempre quello, così come non si capisce cosa sarà della webtax, oppure che sostegno avrà Francesco Caio, uomo di fiducia nominato da Letta per l’agenda digitale.

Destinazione Italia

La discussione in aula di Destinazione Italia, per la conversione del decreto approvato a dicembre, sta diventando decisamente caotica. Come capita troppo spesso, il decreto è diventato occasione per infilarci un po’ di tutto, da emendamenti abrogativi e nuove disposizioni, e si arriva anche a fallimenti clamorosi delle intenzioni originarie per mancanza di coperture, come accaduto con i libri di testo e gli ebook, una vicenda di cui si dovrà parlare quando troverà una conclusione anche al Senato. E quando arriverà, Renzi sarà già a palazzo Chigi. Darà un segnale?

La webtax

Che dire della più discussa legge dell’esecutivo Letta? Approvata formalmente con la legge di stabilità, è stata congelata fino al 1° luglio. I tentativi delle opposioni di cancellarla sono stati prevedibilmente respinti, ma resta abbastanza clamoroso che il prossimo presidente del consiglio sia anche tra i detrattori più espliciti di questo testo. Sarà la volta buona per un intervento? Molti se lo aspettano, ma se è vero che sono cambiate tante cose in questo ultimo anno, gli equilibri politici sono sempre gli stessi.

L’agenda digitale

Tutto quanto concerne l’agenda digitale è stato indirizzato a un uomo di sicuro valore, Francesco Caio, che ha supplito ai problemi burocratici dell’agenzia governativa. Suoi gli obiettivi dell’agenda con orizzonti di 12-18 mesi massimo; suo il piano di studio sull’infrastruttura di rete. Ora che l’Agid esiste e ha finalmente uno statuto dopo l’ok della Corte dei conti, Renzi eredita una situazione molto particolare: da un lato, la cabina di regia emergenziale di Letta, dall’altro l’agenzia che ora aprirà il comitato composto da Mise, Miur, tavoli della regioni, con la presidenza suggerita da palazzo Chigi. Ci sono solo 15 milioni per partire e l’agenzia avrà un personale di 130 addetti. Auguri.

Il regolamento Agcom e il Parlamento

Un altro tema scottante è il regolamento Agcom sulla lotta alla pirateria. L’authority è indipendente dal governo, ma soggetta alla legge come tutti e in più di una occasione si è levata la voce di chi vorrebbe un intervento parlamentare per legiferare su diffamazione e violazione del copyright, in modo da evitare possibili problemi con l’applicazione pedissequa del regolamento. Agcom, inoltre, come ha spiegato chiaramente il neo commissario Antonio Nicita (votato dal Pd alla Camera), si occupa anche del digital divide, dei rapporti con le telco e di trovare le soluzioni tecniche per superare l’era del filo di rame in Italia. Tutte questioni al centro del programma di Renzi, che punta sull’innovazione per avere ragione della sua ambizione di politico.

Le leggi speciali sul web

Un altro capitolo doloroso del rapporto tra politica e Rete: le diffuse tentazioni – ultimamente anche dalla stessa parte del segretario PD – di regolamentare il web sulla base di approcci emotivi all’hate speech e alle vicende che sconvolgono l’opinione pubblica come quelle degli adolescenti e del cyberbullismo. Sul bullismo cibernetico, è da ricordare che il 24 febbraio chiuderà la consultazione pubblica del MISE, dopo la quale si lavorerà a un regolamento di condotta volontaria delle web company. La politica entrerà in gioco, magari si arriverà a un testo da votare per eleggere il comitato di controllo. Certamente Palazzo Chigi e Renzi dovranno decidere, in molte occasioni, quale strada prendere e che atteggiamento avere nei confronti dei social e del web in generale. Ci sarà un cambio di rotta?

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