Datagate: la NSA tracciava anche Visa e SWIFT

Secondo quanto emerso da nuovi documenti sul caso Datagate, la NSA spiava anche le transazioni di denaro tramite Visa e SWIFT.
Secondo quanto emerso da nuovi documenti sul caso Datagate, la NSA spiava anche le transazioni di denaro tramite Visa e SWIFT.

Nuovo leak, nuova polemica attorno al Datagate: la NSA era in grado di spiare (collezionando quindi i dati raccolti) anche le maggiori carte di credito. Alla luce di quanto emerso in passato dai documenti svelati da Edward Snowden, nulla di sorprendente: così come la NSA spiava le comunicazioni tra gli utenti in cerca di dati “anomali” in grado di rivelare eventuali pericoli per gli Stati Uniti d’America, così l’agenzia sarebbe in grado anche di accedere ai principali network su cui viene veicolata moneta virtuale.

Monitorare il passaggio del denaro tra entità differenti significa poter monitorare il flusso della ricchezza durante i suoi spostamenti, potendo così aver accesso a dati di grandissimo prestigio sia sotto il profilo della sicurezza che in altri termini dal punto di vista economico. Molto sta a come tali dati siano stati utilizzati, e su questo aspetto non vi sarà probabilmente mai certezza alcuna. Ad oggi quel che è noto è quanto trapelato grazie al Datagate (documenti rivelati in questo caso da The Spiegel), secondo cui la National Security Agency sarebbe in grado di raccogliere i dati relativi ai pagamenti tramite Visa e Society for Worldwide Interbank Financial Telecommunication (SWIFT, canale utilizzato da una molteplicità di strumenti di pagamento).

Nel 2011 i dati raccolti dagli Stati Uniti sotto il programma “Follow the money” sarebbero stati 180 milioni e sarebbero stati archiviati all’interno di un database denominato “Tracfin“: nella maggior parte dei casi (84%) proverrebbero da transazioni su carte di credito.

Immediata la presa di posizione Visa in proposito: il gruppo nega ci sia mai stata alcuna ingerenza non autorizzata sul network del gruppo e soprattutto sottolinea come l’azienda fornisca dati alle agenzie soltanto a seguito di debita richiesta da parte delle autorità giudiziarie. Una risposta di comodo, insomma, del tutto simile a quella diramata da Google, Facebook, Apple, Microsoft ed altri gruppi precedentemente tirati in ballo nel caso Datagate: si nega ogni collaborazionismo, si nega al tempo stesso ogni margine di insicurezza sui propri sistemi e tra le due posizioni si lascia un minimo margine d’azione all’interno del quale si è evidentemente mossa l’agenzia USA.

Più grave, se possibile, la violazione della rete SWIFT poiché interessa non soltanto i privati, ma anche le transazioni interbancarie. Viene così a configurarsi un sistema di spionaggio ben più pervasivo e pericoloso, tale da configurare di fatto una violazione palese del diritto internazionale e andando così potenzialmente a intaccare i rapporti e gli accordi tra USA ed Europa.

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