Uber

Uber non è un servizio di taxi. Non è soltanto un’applicazione. Non è una piattaforma di trasporto pubblico. Allora cos’è, Uber? Una visione, anzitutto, un’idea che punta ad evolvere il modo di intendere la mobilità, in ambito urbano e non solo. Dagli spostamenti nelle città alla guida autonoma, dalla consegna del cibo alla mappatura del territorio, passando dalla movimentazione delle merci, i progetti messi in campo dal gruppo di Travis Kalanick sono molti.

A Uber va riconosciuto in primis il merito di aver sdoganato il concetto di ride sharing e di aver posto sul tavolo una discussione necessaria a svecchiare l’impianto normativo che regola i servizi di trasporto su quattro ruote.

Uber non è un servizio di taxi. Non è soltanto un’applicazione. Non è una piattaforma di trasporto pubblico. Allora cos’è, Uber? Una visione, anzitutto, un’idea che punta ad evolvere il modo di intendere la mobilità, in ambito urbano e non solo. Dagli spostamenti nelle città alla guida autonoma, dalla consegna del cibo alla mappatura del territorio, passando dalla movimentazione delle merci, i progetti messi in campo dal gruppo di Travis Kalanick sono molti.

A Uber va riconosciuto in primis il merito di aver sdoganato il concetto di ride sharing e di aver posto sul tavolo una discussione necessaria a svecchiare l’impianto normativo che regola i servizi di trasporto su quattro ruote.

Etichettare la natura di Uber non è semplice. Anche gli organi governativi continuano ad interrogarsi su come definire l’attività dell’azienda. È innanzitutto un’applicazione, quindi un servizio digitale, ma opera attivamente sul territorio rappresentando una forma di concorrenza diretta per le compagnie di trasporto tradizionali, dunque la società può essere ricondotta anche a questa categoria. Di fatto, in molti paesi (Italia compresa), il gruppo si inserisce in una situazione di gap normativo, dove le leggi vigenti non prevedono una soluzione di questo tipo. Ciò non ha mancato di generare accese discussioni e proteste talvolta sfociate in tensioni. Al legislatore spetta dunque il non semplice compito di rinfrescare il quadro delle regole che riguardano la mobilità pubblica, tutelando i legittimi diritti di chi vi opera da sempre, ma senza porre ostacoli all’innovazione.

Tutto su Uber

A cosa serve Uber ()

Muoversi in città può non essere semplice e generare grattacapi, soprattutto negli orari in cui il traffico diventa più intenso, quando bisogna destreggiarsi tra ZTL, scioperi e cantieri: i pendolari lo sanno bene. È l’inevitabile conseguenza dell’aver concentrato per decenni, all’interno dei centri urbani, attività professionali, zone commerciali e residenziali. L’unica via percorribile per giungere ad una soluzione è costituita dal ripensare il concetto stesso di mobilità, in una chiave più intelligente e sostenibile. Un possibile approccio al problema è offerto dalla sharing economy: Uber ne è la dimostrazione più lampante e concreta.

Quel che Uber intende realizzare è una possibile alternativa tanto ai mezzi di trasporto privati, quanto alle tradizionali catene di taxi: per far ciò sfrutta l’efficienza della sharing economy, consentendo agli automobilisti di sfruttare la propria stessa auto per trasformarsi in strumenti per il trasporto urbano altrui. Il tutto viene posto in essere definendo i termini del servizio, curando l’assistenza al cliente e trasformando l’esperienza del viaggio per renderla quanto più comoda e gradevole possibile. Così facendo Uber è diventato qualcosa di nuovo e ben identificato, è stata la miccia che ha acceso una vera e propria battaglia nei trasporti urbani ed ha messo in evidenza un vuoto normativo che ora è il grattacapo di tutti quei paesi tanto pronti ad aprire alla sharing economy, quanto impreparati a riscrivere le regole complessive di mercato.

Come funziona ()

Il funzionamento è semplice. Quando ci si trova in una città dove opera Uber, per richiedere un passaggio è sufficiente aprire l’applicazione, selezionare il tipo di auto che si desidera (in base al numero di persone da trasportare e altri fattori come il budget a disposizione), specificare il punto in cui ci si trova e la destinazione da raggiungere. L’app fornisce una stima del tempo di attesa e della tariffa richiesta per la corsa. È anche possibile effettuare una prenotazione, indicando il giorno e l’orario di partenza, così da essere certi di non dover aspettare.

Dal punto di vista dell’utente, Uber rappresenta una sorta di servizio taxi “premium”, attivabile in modo smart e gestibile con strumenti digitali; dietro le quinte v’è invece un meccanismo molto differente, nel quale le auto sono vetture private, gestite da conduttore privato, il quale mette in condivisione il proprio bene ed il proprio servizio di guida in cambio di un guadagno diretto. I pagamenti e i termini del servizio sono garantiti da Uber, con cui il cliente ha contatto diretto; la quota spettante al guidatore è versata direttamente da Uber ai propri affiliati.

L’applicazione ()

L’applicazione ufficiale di Uber è disponibile per Android, iOS e Windows, in tutti e tre i casi in download gratuito. È interamente localizzata in italiano e di semplice utilizzo. Il processo di registrazione per creare un nuovo account, così come l’aggiunta di una carta di credito per i pagamenti, sono guidati e alla portata anche dei meno esperti.

L’applicazione è, di fatto, l’interfaccia con cui il cliente si mette in contatto con il servizio: qui vengono stabiliti i termini dell’offerta, qui si chiude la prenotazione, qui si concorda il percorso. L’attenzione riposta da Uber nell’app è pertanto uno dei punti fondamentali dell’attività del gruppo, espletata in digitale nella propria parte iniziale ed espletata in strada nella parte successiva.

Screenshot per l'applicazione di Uber

Screenshot per l’applicazione di Uber

Uber e i taxi ()

L’arrivo di Uber nelle città italiane (e non solo) ha generato tensioni con chi già operava nel settore dei trasporti. In particolare, la categoria dei tassisti ha fatto sentire la propria voce, attraverso una mobilitazione (in questo caso il termine “agitazione” è forse più appropriato) che ha prima rallentato e poi fermato l’iter legislativo che avrebbe portato a regolamentare una volta per tutte un panorama in cui ancora oggi si è sostanzialmente costretti a far riferimento ad una legge di oltre vent’anni fa (la 21/1992) che inesorabilmente mostra tutti i segni del tempo.

Si è così arrivati a bloccare il servizio offerto da UberPOP e a mettere un freno all’innovazione. Nel frattempo, in altri paesi (come la Germania), gli stessi tassisti hanno intravisto nella piattaforma un’opportunità anziché una minaccia al proprio business, tanto da arrivare ad operare come autisti pronti a gestire le corse di Uber, con tanto di terminale dedicato all’interno dell’abitacolo e adesivo in bella mostra sulla carrozzeria.

Possibili soluzioni

Come uscire da questo stato di impasse? Serve il polso fermo delle istituzioni, anzitutto, nonché la volontà di intavolare un dibattito costruttivo e privo di preconcetti, per giungere ad una soluzione che sappia tenere conto delle legittime rimostranze mosse da chi già opera nel settore, senza però soffocare concorrenza e innovazione. Una strada che, prima o poi, anche il nostro paese dovrà necessariamente percorrere.

Uber e le licenze dei taxi

Il principale ostacolo è quello delle licenze: se per diventare tassisti occorre contrarre un mutuo che impegna finanziariamente per molti anni, giocoforza non si sarà ben disposti nei confronti di nuove soluzioni che portano sul mercato nuova concorrenza a detrimento del valore che si è acquistato (e che si calcolava di rivendere a fine carriera). Al tempo stesso, la concorrenza è benedetta in un mercato che i taxi hanno agevolmente controllato per molti anni senza particolari ostacoli e senza alcuno stimolo al miglioramento del servizio. In questa impasse viene a maturare l’incredibile frizione tra le due parti, entrambe animate da forti argomentazioni ed entrambe consapevoli della necessità di arrivare tanto ad uno scontro, quanto ad un compromesso.

Opportunità per il futuro

Nel frattempo Uber ha capito sulla propria pelle come l’ostacolo non sia di poco conto: affinché le legislazioni accolgano la novità proposta, occorre anzitutto che istituzioni e opinione pubblica aprano a questa opportunità. Serve maggior consapevolezza generale e maggior accettazione sociale di quel che Uber vuole offrire, identificando così il gruppo non come un rischio per il passato, ma come opportunità per il futuro. Per questa ed altre finalità il gruppo ha così portato a bordo un nome quale quello di Neelie Kroes, ex-commissario europeo all’agenda digitale, la quale opera oggi da consulente per guidare l’azienda fuori da questa impasse. E così si è presentata al gruppo, lasciando intendere come l’approccio alla questione sarà deciso e proattivo:

Uber ha molto da imparare, deve comunicare in modo molto diverso, deve tenere in considerazione che permangono delle differenze culturali, smetta di pensare che chiunque la voglia attaccare.

Uber: tutte le città ()

I servizi di Uber sono presenti in oltre 200 città degli Stati Uniti, decine in Sud America, oltre un centinaio in Europa e altrettante divise tra Asia, Medio Oriente, Africa, Australia e Nuova Zelanda. L’elenco completo, in costante aggiornamento, può essere consultato sulle pagine del sito ufficiale.

Per quanto riguarda l’Italia, è possibile affidarsi a Uber nelle aree di Milano, Roma e Firenze. Nelle prime due città è possibile scegliere tra le opzioni UberBLACK (berlina nera con autista professionista), UberLUX (auto di lusso) e UberVAN (per i gruppi).

Prezzi e tariffe di Uber ()

Tramite l’applicazione e sul sito ufficiale è possibile effettuare una stima della tariffa, per capire quanto costa viaggiare con Uber. L’esempio riportato di seguito prende in considerazione uno spostamento nell’area di Milano, partendo dalla stazione centrale per arrivare allo stadio San Siro. I prezzi  variano in base alla tipologia di auto scelta e sono da intendersi come indicativi, calcolati sulla base delle previsioni riguardanti traffico e tempi di percorrenza in una determinata fascia oraria.

Una stima sulle tariffe di Uber per viaggiare a Milano, dalla stazione centrale allo stadio San Siro

Una stima sulle tariffe di Uber per viaggiare a Milano, dalla stazione centrale allo stadio San Siro

Il pagamento avviene direttamente tramite l’app, attraverso la carta di credito associata all’account, così da non richiedere lo scambio di contante al termine della corsa e rendendo il tutto più rapido. Una volta giunti a destinazione e scesi è possibile valutare l’autista, contribuendo così con il proprio feedback a migliorare il servizio per gli altri utenti. Una funzionalità integrata nell’applicazione permette di dividere la spesa con gli altri occupanti del veicolo, aprendo così anche alla condivisione del viaggio per un abbattimento immediato dei costi.

Occorre considerare come il prezzo dipenda non soltanto dal percorso, ma anche dal tipo di mezzo prescelto. La scelta è incentrata soprattutto sulla dimensione del veicolo: UberX, nella fattispecie, rappresenta la versione “low cost” che consente il trasbordo da 1 a 4 utenti; UberXL apre al trasbordo fino a 6 utenti; UberSelect consente di scegliere il meglio dell’offerta, optando per gli autisti e le vetture con i voto maggiore: «Richiedi una UberSELECT per goderti il lusso a prezzi abbordabili. Viaggia con i nostri autisti migliori e sulle nostre berline esclusive. UberSELECT è la corsa ideale per vivere una grande serata senza ridurti sul lastrico».

La storia ()

La storia di Uber inizia tra il 2008 e il 2009. L’idea nasce da un’esigenza: avere a disposizione un modo più agile e smart per viaggiare in città. I sistemi per chiamare un taxi sono complessi e poco immediati, i mezzi pubblici impongono all’utente di recarsi in un determinato punto e ad un orario preciso per spostarsi. Se invece si potesse aprire un’applicazione, premere un pulsante e vedere arrivare un automobile? Questa l’intuizione di quella che di lì a poco sarebbe diventata una delle startup più innovative e promettenti di sempre.

Durante una nevosa serata a Parigi, nel 2008, Travis Kalanick e Garrett Camp non riuscivano a fermare un taxi. Fu così che ebbero un’idea: e se si potesse richiedere una corsa con un solo click?

Il progetto piace agli investitori e arrivano i primi finanziamenti. Nell’estate del 2010 il lancio della beta a San Francisco. I feedback raccolti promettono bene e l’anno successivo arriva il debutto ufficiale. Una curiosità: “uber”, in tedesco, è un prefisso che anteposto ad un’altra parola significa “super”, un termine entrato nello slang anglofono per definire qualcosa di grandioso.

Travis Kalanick è il fondatore e CEO di Uber

Travis Kalanick è il fondatore e CEO di Uber

Diventare autista Uber: come fare ()

Sulla base di quanto spiegato dal gruppo, diventare autisti Uber è cosa relativamente semplice:

  1. «Raccontaci qualcosa di te e della tua auto. I requisiti dei veicoli variano a seconda della zona geografica. Ti indicheremo noi quelli in vigore per la tua città»: il controllo avviene a monte, insomma, affinché si possa garantire la serietà del pilota e la sicurezza della vettura
  2. «Esegui l’upload della patente, della registrazione, del talloncino dell’assicurazione e delle informazioni necessarie per la verifica»: i dati rappresentano la garanzia con cui l’affiliato apre il proprio rapporto con Uber;
  3. «Una volta ottenuta l’approvazione per guidare con Uber in qualità di fornitore indipendente, ti forniremo tutto ciò di cui avrai bisogno per avere successo alla guida»: Uber è il tramite per trovare clienti e dar vita alla propria attività.

Il rapporto tra le parti è estremamente libero: «Puoi guidare con Uber in qualsiasi momento, di giorno o di notte, 365 giorni all’anno. Quando decidi di metterti al volante, sei tu a stabilire tutto!». Nessun orario vincolato, insomma, ma la possibilità di stabilire in modo elastico il tempo dedicato a questo tipo di attività. Il dialogo tra l’autista e il servizio è garantito da apposita app con cui modificare i propri parametri e dalla quale ottenere i migliori consigli per ottimizzare tempi, servizi e guadagni.

Oltre al guadagno diretto, gli autisti Uber hanno altresì la possibilità di accedere a speciali sconti presso officine e distributori convenzionati grazie ai quali ridurre i costi della gestione del proprio veicolo.

UberEATS ()

L’attività di Uber va ben oltre il trasporto passeggeri. L’azienda offre servizi come UberEATS per la consegna a domicilio del cibo, in tempi ridotti, siglando partnership con ristoranti e attività commerciali. Una soluzione già operativa anche in Italia, in città come Milano. Il food delivery è gestito da biker, ovvero da chi mette a disposizione il proprio tempo e le proprie risorse per gestire l’ordine, ricevendo poi un compenso per la prestazione.

Il principio è il medesimo rispetto al trasporto di persone: c’è chi mette a disposizione il proprio tempo, il proprio mezzo e la propria competenza per effettuare un trasbordo da un punto ad un altro di una città. Aggiungere cibo o pacchi al trasporto di persone significa ottimizzare il tempo dei propri affiliati, aumentandone i guadagni e consentendo a questi ultimi di avere il proprio tempo maggiormente impegnato.

Maggiore efficienza, insomma, sfruttando al meglio il parco auto disponibile.

Guida autonoma ()

Per il futuro, Uber punta all’innovazione tecnologica. Già da tempo sono stati avviati test di un sistema dedicato alla guida autonoma e più di recente è stata annunciata l’apertura di AI Labs, un centro dove perfezionare una soluzione self-driving partendo dalle competenze del team acquisito Geometric Intelligence, specializzato in intelligenza artificiale e machine learning. I veicoli senza conducente rappresentano forse la dimostrazione più concreta e d’effetto della svolta smart che il mondo delle quattro ruote sta per imboccare: maggiore sicurezza e affidabilità dei trasporti, grazie all’impiego di vetture in grado di gestire qualsiasi aspetto degli spostamenti, con tempi di reazione pressoché immediati e non soggetti a limiti insiti nell’essere umano come la stanchezza, il rischio di distrazioni o l’imprudenza. Un passo importante verso un futuro in cui al mezzo di proprietà si andrà via via sostituendo il concetto di usership.

Come noto, l’anello debole della sicurezza nella mobilità è la componente umana. Uber, che intende offrire servizi su strade conosciute e con modalità standard, potrebbe abbracciare la guida autonoma come un importante passo avanti per garantire massima efficienza e minimi rischi, il tutto uscendo altresì dall’impasse che oggi non vede di buon occhio il servizio privato degli autisti del gruppo. La guida autonoma, insomma, può essere una svolta definitiva che trasformerebbe Uber in qualcosa di unico: un nuovo modo di pensare al trasporto urbano, oggi descritto da film e pagine di fantascienza, ma che nella filosofia del gruppo potrebbe trovare la miglior piattaforma per diventare concreta offerta di mercato.

Altri progetti ()

Non è tutto. La società guidata da Travis Kalanick si spinge oltre, immaginando un’epoca dove per muoversi in città non sarà necessario avere a che fare con il traffico al livello della strada. Il progetto Uber Elevate può essere in qualche modo definito come una sorta di taxi volante. Un velivolo di tipo VTOL (Vertical Take-Off and Landing), ovvero a decollo e atterraggio verticale, che non richiede alcuna pista, mosso esclusivamente da propulsione elettrica, dunque rispettoso dell’ambiente, con autonomia pari a 160 Km e velocità massima raggiungibile di 240 Km/h.

Uber: Emerging VTOL Concept

Uber: Emerging VTOL Concept

Un concept, al momento, che dovrà prima di tutto fare i conti con le normative imposte da enti come la Federal Aviation Administration, ma che dimostra una volta di più quanto Uber abbia progetti a lungo termine e visionari per innovare l’idea di mobilità. Viaggiare con Elevate non sarà un’esclusiva dei più ricchi: le previsioni parlano di 120 dollari per spostamenti sulla media distanza, cifra che in un secondo momento potrebbe scendere fino a 20 dollari. Serviranno però anni prima di poter vedere nei nostri cieli un mezzo di questo tipo.

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