Google, banda larga con palloni aerostatici

Google annuncia il "Project Loon": l'idea è quella di servire banda larga in tutte le zone ove Internet non arriva, il tutto tramite palloni aerostatici.
Google annuncia il "Project Loon": l'idea è quella di servire banda larga in tutte le zone ove Internet non arriva, il tutto tramite palloni aerostatici.

Si chiama “Project Loon“, qualcosa che in italiano potrebbe suonare più o meno come “roba da matti”. Perché Google lo ammette: pensare di poter portare la banda larga in tutto il mondo tramite una serie di palloni aerostatici, qualcosa di cui si era già parlato nelle settimane scorse dopo l’evidenza delle prime sperimentazioni in atto, è qualcosa che va anche oltre l’immaginario, ma tutto ciò senza perdere la concretezza di una solida base scientifica di fondo.

L’obiettivo è quello di servire banda larga ovunque oggi i limiti della tecnica e del denaro non hanno consentito di andare: Africa, Asia ed altri luoghi nei quali la connettività non è in grado di arrivare potranno così godere di una copertura continuativa messa a disposizione da palloni aerostatici made in Google pensati per aleggiare negli strati più alti dell’atmosfera e da lì offrire copertura fino al suolo senza ostacolare gli aerei e senza imbattere nei fenomeni atmosferici. Un calcio al digital divide, insomma, disegnato attorno ad un progetto che profuma di fantascienza. Una fantascienza, però, che Google ritiene molto meno lontana di quanto non si possa immaginare.

Project Loon
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Spiega Mike Cassidy, responsabile del Project Loon:

Pensiamo che sia effettivamente possibile costruire un anello di palloni che volano attorno al globo sfruttando i venti stratosferici e forniscono l’accesso a internet ai territori sottostanti. Siamo davvero solo agli inizi, ma abbiamo costruito un sistema che utilizza palloni sospinti dal vento a un’altitudine doppia rispetto a quella utilizzata dagli aerei commerciali, per fornire l’accesso internet a terra a una velocità simile a quella delle attuali reti 3G o ancora più veloce. Quindi speriamo che i palloni possano diventare un’opzione per connettere regioni rurali, aree remote o malservite e per contribuire a rendere possibili le comunicazioni in caso di disastri naturali. L’idea può sembrare un po’ folle – questa è una delle ragioni per cui abbiamo chiamato il progetto Loon [che in inglese significa “matto”] – ma le basi scientifiche sono solide.

La gestione dei palloni

Il Project Loon prevede tutta una serie di palloni (30 quelli inviati nell’atmosfera durante il primo test) i quali, liberi di fluttuare a circa 20 km di altezza dalla superficie terrestre, debbono però poter coprire in modo uniforme lo spazio aereo così da fornire banda in tutta la corrispettiva superficie sottostante. Per ottenere questo risultato, Google spiega di aver trovato una ingegnosa soluzione basata su fenomeni atmosferici e complessi algoritmi di calcolo.

L’idea è quella di sfruttare le correnti che si sviluppano nell’aria a diverse altezze: alzando ed abbassando i palloni (un po’ come già succede sulle mongolfiere) è possibile sfruttare correnti che viaggiano in diverse direzioni così da mantenere sempre equidistanti i palloni e sempre ben coperta la superficie che si intende servire.

Project Loon: la gestione delle correnti

Project Loon: la gestione delle correnti

Questa soluzione ci ha portato a un nuovo problema: come gestire una flotta di palloni che navigano intorno al mondo in modo che ciascun pallone si trovi nella zona in cui vogliamo che sia al momento giusto. Stiamo risolvendo questo problema con alcuni algoritmi complessi e molta potenza di calcolo.

Lo studio dei venti stratosferici è già stato approfondito da molti anni poiché la loro incidenza sul clima è ormai acclarata e carpire i segreti della stratosfera significa aumentare le capacità predittive sui fenomeni atmosferici. Oggi Google sembra invece voler sfruttare i venti stratosferici per la loro caratteristica più elementare: la dinamica di spostamento. Conoscere le diverse direzioni a diverse altezze consente di elaborare modelli complessi all’interno dei quali spostare i palloni e pilotarli così in automatico senza necessità alcuna di propulsione: tutto gira attorno al semplice sfruttamento intelligente di un fenomeno naturale.

Il primo test ha preso il via in Nuova Zelanda ed ha coinvolto 50 sperimentatori che proveranno a connettersi ai palloni inviati nell’atmosfera. Google spera di poter trovare ulteriori volontari con i quali estendere il primo esperimento, procedendo a piccoli passi per affinare lo sviluppo dei palloni e degli algoritmi utilizzati. La prospettiva di lungo periodo è chiara:

Immaginiamo che un giorno potrete usare il vostro telefono cellulare con il vostro gestore per collegarvi ai palloni e avere la connessione nelle aree in cui oggi non c’è proprio.

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