Cani blu a Chernobyl: il mistero della tinta svelato

Tre cani con pelo blu avvistati a Chernobyl il 6 ottobre 2025: ecco che cosa è successo.
Tre cani con pelo blu avvistati a Chernobyl il 6 ottobre 2025: ecco che cosa è successo.
Cani blu a Chernobyl: il mistero della tinta svelato

Un episodio curioso e dal forte impatto visivo ha destato l’attenzione nella Chernobyl Exclusion Zone nelle ultime settimane: tre cani blu sono stati avvistati aggirarsi tra le strutture abbandonate, suscitando interrogativi e preoccupazioni tra i ricercatori e il pubblico. L’immagine di questi animali dal manto innaturalmente colorato ha immediatamente fatto il giro dei social, generando una discussione accesa e, in alcuni casi, allarmistica. Tuttavia, la realtà si è rivelata molto più prosaica di quanto l’immaginario collettivo potesse supporre.

La rapida risposta degli esperti del programma Dogs of Chernobyl ha permesso di fare chiarezza: nessun rischio radioattivo, nessuna mutazione genetica. Gli animali erano entrati in contatto con una sostanza chimica blu, proveniente da una fuoriuscita accidentale da un bagno portatile utilizzato dagli operatori della zona. Il fenomeno, quindi, non aveva nulla a che vedere con le radiazioni che ancora permangono nell’area, ma era il risultato di una contaminazione superficiale facilmente spiegabile e, soprattutto, priva di conseguenze serie per la salute degli animali.

L’episodio ha messo in luce come la presenza di agenti chimici all’interno di aree sensibili come quella di Chernobyl possa generare reazioni immediate nella percezione pubblica, spesso alimentate da narrazioni che collegano ogni anomalia al disastro nucleare del 1986. Tuttavia, la dottoressa Jennifer Betz, veterinaria e direttore medico del programma sostenuto dal Clean Futures Fund, ha sottolineato come la salute generale dei tre cani fosse buona e come il rischio derivante dal colorante fosse minimo, a patto che non venisse ingerito in grandi quantità: “Se gli animali non leccheranno ripetutamente il pelo, la sostanza dovrebbe restare innocua.”

Non si tratta di un caso isolato. Fenomeni simili sono stati documentati in altre parti del mondo, come a Dzerzhinsk, in Russia, dove nel 2021 alcuni cani furono trovati con il pelo blu a causa dell’esposizione a solfato di rame proveniente da un impianto chimico abbandonato. Anche a Mumbai, nel 2017, episodi analoghi hanno coinvolto animali che avevano attraversato corsi d’acqua contaminati da inquinamento industriale. Questi eventi dimostrano come la contaminazione chimica possa alterare in modo evidente l’aspetto della fauna, sia urbana che selvatica, offrendo uno spunto di riflessione sulle conseguenze delle attività umane sull’ambiente.

Il programma Dogs of Chernobyl, attivo dal 2017, ha portato avanti oltre mille sterilizzazioni, svolgendo un ruolo fondamentale nel monitoraggio e nella gestione della popolazione canina e felina seminomade presente nella zona. I ricercatori sul campo sono i primi a individuare anomalie e a intervenire con valutazioni medico-veterinarie tempestive, contribuendo a mantenere sotto controllo eventuali rischi per la salute animale e pubblica.

Gli esperti sottolineano l’importanza di distinguere tra alterazioni cromatiche superficiali, come quella osservata nei cani blu, e le vere e proprie mutazioni genetiche indotte da esposizione a radiazioni. Il colore blu del pelo, in questo caso, rappresenta una semplice contaminazione esterna e non una conseguenza diretta della radioattività. Tale chiarezza comunicativa è fondamentale per contrastare la tendenza, ancora diffusa, ad attribuire ogni fenomeno anomalo all’eredità del disastro nucleare.

Nonostante ciò, la fauna della Chernobyl Exclusion Zone — che comprende cinghiali, volpi, lupi e numerose specie di uccelli — ha effettivamente sviluppato nel corso dei decenni adattamenti straordinari, inclusi cambiamenti genetici che potrebbero aumentare la resistenza a specifiche patologie. Questi processi evolutivi rappresentano un ambito di studio affascinante per biologi e veterinari, ma non sono correlati all’episodio dei cani blu.

Alla luce di quanto accaduto, le autorità e le organizzazioni impegnate nella gestione della zona sono chiamate a rafforzare i protocolli di sicurezza relativi allo smaltimento dei rifiuti e alla gestione delle sostanza chimica, soprattutto in considerazione dell’aumento del turismo e delle attività di ricerca. La gestione inadeguata di equipaggiamenti come i bagni portatili può infatti comportare rischi concreti di contaminazione accidentale, come dimostrato da questo episodio.

Dal punto di vista medico-veterinario, il protocollo prevede controlli regolari sugli animali coinvolti, per monitorare l’eventuale comparsa di irritazioni cutanee o di sintomi legati all’ingestione della sostanza. Al momento, nessuna condizione critica è stata riscontrata nei tre cani interessati.

L’accaduto evidenzia l’importanza di una comunicazione pubblica tempestiva, trasparente e fondata su dati scientifici, capace di arginare inutili allarmismi e di promuovere una gestione responsabile dei materiali chimici. La vicenda dei cani blu di Chernobyl resta così una testimonianza della complessità degli equilibri ambientali post-catastrofe e della necessità di integrare conservazione, sicurezza ambientale e informazione efficace.

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