Fairchild Video Entertainment System

Fairchild Semiconductor fu fondata nel 1957 come una sussidiaria della Fairchild Company per sviluppare circuiti integrati basati su quel materiale che diventò il simbolo dell’innovazione di quegli anni: il silicio. In questa azienda giocarono un ruolo fondamentale due personaggi di cui avrete sicuramente sentito parlare,Robert Noyce e Gordon Moore, i futuri fondatori dell’Intel.

Verso la metà degli anni ’70 la Fairchild, forte della sua esperienza nei circuiti ad alta integrazione, decise di fare il suo ingresso nel segmento dei microprocessori con l’F8, una CPU a 8bit a 1,78 MHz.

Questa CPU trovò immediata applicazione in campo videoludico e avviò una vera rivoluzione del mercato.

Nell’agosto del 1976 la Fairchild lanciò la sua console Channel-F VES (Video Entertainment System), bruciando sul tempo la RCA che aveva in cantiere un progetto simile.

Il VES introdusse il design a cartucce ROM e questa fu una innovazione anche dal punto di vista commerciale: il produttore prima vendeva la console e poi continuava a trarre profitto vendendo separatamente i giochi che dovevano essere usati sulla propria piattaforma. Se oggi questo concetto è scontato, all’epoca rappresentò una rivoluzione.

Il Channel-F fu il primo sistema d’intrattenimento domestico “programmabile”, e il software distribuito su cartucce di memoria diventò lo standard per i successivi vent’anni, fino all’adozione del CD verso la metà degli anni ’90.

L’Odyssey, la prima console introdotta da Magnavox nel 1972, sebbene fosse in grado di riprodurre giochi diversi e “intercambiabili”, adottava delle “game card” (delle schede con circuiti integrati), non delle cartucce ROM.

La CPU F8, con a disposizione solo 64 bytes di RAM, era comunque in grado di gestire una grafica a 102×64 pixel con una palette di 8 colori e usare sprite monocromatici.

Il Fairchild Video Entertainment System, ribattezzato semplicemente Channel-F dopo il lancio del suo più agguerrito concorrente, l’Atari VCS, visse un anno di gloria ma fu in seguito destinato a soccombere a causa dei suoi limiti hardware e a un parco software abbastanza limitato.

Oltre all’adozione delle già citate cartucce di memoria, il Channel-F va ricordato per il design del case, in legno e plastica nera, a cui si ispirarono molti altri produttori e per i particolari “hand-controller”, in pratica dei joystick senza base che potevano essere impugnati sia con la mano destra che con la mano sinistra; oltre a permettere il movimento in otto direzioni erano dotati di una testa che poteva essere premuta, sollevata o ruotata, rendendo i controlli molto intuitivi.

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