Ibrido è libertà: tra Surface e iPad Pro

Una settimana su Surface Pro 3 e Windows 10, per capire cosa possa rappresentare la nuova natura ibrida dei device che conquisteranno il mercato.
Una settimana su Surface Pro 3 e Windows 10, per capire cosa possa rappresentare la nuova natura ibrida dei device che conquisteranno il mercato.

Una settimana con Surface Pro 3, un anno dopo. L’abbiamo sperimentata pochi giorni or sono, all’interno dell’avventura StartupBus. Il motivo è chiaro: mettere alla prova il device (inteso nel senso più generale di quel che rappresenta, ossia un ibrido sul quale Windows 10 applica i propri principi) nel contesto di una situazione estremamente complessa, potendo così verificare come si comporta e perché. Questa, infatti, la natura dei nuovi device ibridi: dovranno ben adattarsi alle condizioni di lavoro “desktop", ma dovranno altresì sapersi configurare agilmente per un uso in mobilità, se non in situazioni di effettiva difficoltà operativa. Il tutto per inseguire un valore altissimo che l’informatica ha la necessità di espletare molto meglio rispetto al passato: la libertà.

Ibrido è libertà

Questo chiede il mercato: libertà. Libertà significa non dover gestire la propria vita in base ai limiti dei dispositivi usati, ma viceversa poter gestire i device in base alle proprie abitudini. La natura ibrida dei nuovi device è il primo passo in questa nuova direzione e Windows 10 è il secondo: l’hardware prima e il software poi hanno il dovere di intercettare la domanda che proviene dagli utenti e trasformarla in proposte di mercato. Surface è chiaramente ispirato a questa nuova filosofia e l’iPad Pro ne è la soluzione speculare lato-Cupertino. Entrambi promettono una rivoluzione, ma questa volta è Microsoft a dettare il passo: la linea Surface Pro 3 è arrivata in ampio anticipo, pur scontando i costi che una operazione del genere ha implicato, ed ora è già pronto il rilancio attraverso l’attesissimo Surface Pro 4.

Libertà significa poter operare in qualsiasi condizione o contesto. Questo perché, se il dispositivo è l’interfaccia attraverso cui si interconnettono la dimensione materiale e quella immateriale della persona, il dispositivo stesso deve assecondare entrambe le realtà gestendo in modo elastico i cambiamenti del contesto. In tutto ciò l’ispirazione di Satya Nadella sarà di fondamentale aiuto, perché questo è quel che il nuovo CEO vuole dal gruppo: una offerta non vincolante, che l’utente possa abbracciare con massimo coinvolgimento e che possa affiancare l’utente in ogni suo passo.

Le stime parlano chiaro: nei prossimi mesi l’impennata dei dispositivi ibridi sarà vorticosa e trainerà il mercato. Per Microsoft il tutto si presenta come una grandissima opportunità per recuperare fette di mercato andate perdute, mentre per i produttori significa poter coprire quell’emorragia di vendite che continua a verificarsi lato desktop. Per i produttori di tablet la situazione non è dissimile, in quanto ormai da tempo stagnanti le vendite. L’ibrido è dunque per tutti una grande opportunità, ma gli equilibri sono ancora tutti da scrivere.

Tra Surface e iPad

La natura ibrida è chiaramente il punto di incontro sul quale Microsoft e Apple si scontreranno nei mesi a venire. Tuttavia i due gruppi arrivano a questa soluzione da due direzioni, e in due modi, differenti: Microsoft quasi per necessità, inseguendo una fuga dal desktop che si è resa necessaria; Apple quasi per emulazione, cercando di rilanciare il binario morto dei tablet alla ricerca del vero form factor del futuro. Surface però sembra in vantaggio: dalla sua ha un design peculiare, soluzioni tecniche già sviluppate e sperimentate, un feedback che da tempo ha identificato il Pro 3 al termine del proprio ciclo di vita. Piccoli accorgimenti che fanno la differenza: il perno posteriore regolabile, le calamite per depositare il pennino sul display, la solidità dell’impugnatura, la piega intelligente della tastiera per il raggiungimento dell’angolazione ideale di digitazione e molto altro ancora.

iPad Pro rinnega invece in buona parte le premesse dell’azienda di Jobs: arriva il pennino, ed è a pagamento; lo schermo si allarga, e va oltre quel che si immaginava come diagonale massima per un dispositivo portatile; si torna a fare un passo verso una postazione da scrivania dopo aver diviso nettamente OS X da iOS senza osare un incontro a metà.

iPad Pro è un passo avanti che nasce da un passo indietro, e in quanto tale lascia trapelare tanto la bontà della scelta strategica, quanto tutti i compromessi che la scelta stessa impone. Quel che l’hardware suggerisce, il software non lo interpreta ancora: Cupertino rimane polarizzato tra desktop e mobile, il che impone un limite al nuovo iPad Pro che soltanto il tempo saprà sciogliere. Innegabile la qualità del tablet in sé, ma i dubbi sono giocoforza relativi alla sua identità ed al suo sapersi proporre in qualità di ibrido.

Il vantaggio di Apple è però a livello di piattaforma e di marketplace: i successi degli anni passati hanno infatti regalato a Cupertino la leadership, portando dalla propria gli sviluppatori e aprendo con essi una linea di credito importante. Questo è quel che Microsoft intende inseguire, e probabilmente le novità arriveranno fin dai prossimi mesi: restituire una opportunità ai developer, riportarli sui propri canali e colmare così la lacuna principale della propria user experience, è una priorità. Rispetto al passato, ora ci sono le condizioni per poter costruire qualcosa di valido: l’intuizione Surface e il successo di Windows 10 sono tasselli fondamentali in questa nuova direzione.

Windows 10

Windows 10 è la chiave di volta. Lo possono certificare gli utilizzatori di Surface della prima ora: il device, una volta aggiornato, non solo è più reattivo (misura spesso soggettiva e non determinante), ma può giovarsi di tutte quelle peculiarità che il gruppo ha previsto per arricchire l’esperienza d’uso. Da Edge a Cortana, passando per il nuovo menu e per l’importante automatismo “Continuum” che adatta l’interfaccia in base alla presenza o meno di una tastiera collegata.

Windows 10 prevede fin dal proprio progetto originario una plasticità assoluta che asseconda, e non determina, i paradigmi della user experience: l’utente non deve effettuare switch alcuno, ma deve soltanto agire nel modo più naturale possibile e vivere il proprio device senza dover affrontare frizioni, scelte, opzioni, rallentamenti. Ed è questa la sensazione forte ricavata dall’esperienza StartupBus, ove Surface Pro 3 con Windows 10 è stato utilizzato in ogni condizione possibile (su una scrivania come sul sedile di un bus, sugli scalini di un co-working come in mano durante un trasferimento a piedi, su letto di un hotel come sulle ginocchia durante una breve pausa): il progetto complessivo è ora lineare e coerente, cosa che fino ad un anno fa non poteva essere a causa di Windows 8.1. Windows 10 è uno scatto di qualità poiché esprime al meglio il potenziale del dispositivo sul quale gira.

Surface Pro 3 ha un valore specifico maggiore, ora. Ma non avrà troppo tempo per metterlo a frutto: all’orizzonte c’è già Surface Pro 4, le cui ambizioni sono senza dubbio quelle di un rilancio sostanziale. Del resto c’è un iPad Pro in più sulla piazza, ora: la scommessa del passato proietta sui prossimi mesi un significato altissimo.

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