India impone app di Stato su tutti gli smartphone: la nuova frontiera della sorveglianza digitale

India impone Sanchar Saathi su tutti gli smartphone: app governativa obbligatoria contro frodi digitali. Apple e Samsung devono adattarsi. Un precedente che preoccupa il mondo tech.
India impone Sanchar Saathi su tutti gli smartphone: app governativa obbligatoria contro frodi digitali. Apple e Samsung devono adattarsi. Un precedente che preoccupa il mondo tech.
India impone app di Stato su tutti gli smartphone: la nuova frontiera della sorveglianza digitale

Una delle decisioni più controverse degli ultimi anni nel campo della sorveglianza digitale. Settecentomila telefoni tracciati, due miliardi di euro di frodi annue, e soprattutto zero possibilità di disinstallare l’app di Stato obbligatoria. Questi i dati che hanno spinto l’esecutivo indiano a imporre a tutti i principali produttori mondiali di smartphone – da Apple a Samsung – la preinstallazione forzata di “Sanchar Saathi“, un’applicazione governativa non rimovibile che accede a chiamate, messaggi, fotocamera e file degli utenti. Un precedente normativo che potrebbe trasformare il controllo esecutivo sui dispositivi mobili in una pratica globale, alimentando il dibattito internazionale su cybersicurezza e diritti privacy.

L’ordine riservato del 28 novembre del ministero delle Comunicazioni indiano, rivelato soltanto dopo un’inchiesta approfondita di Reuters, si appoggia alle Telecom Cyber Security Rules 2024 e lascia ai produttori soli novanta giorni per conformarsi. L’applicazione, presentata ufficialmente come soluzione contro furti, IMEI falsificati e truffe online, è stata lanciata all’inizio del 2025 dal Dipartimento delle Telecomunicazioni come iniziativa “incentrata sulle esigenze dei cittadini“. Tuttavia, la sua natura obbligatoria e non disattivabile ha sollevato immediatamente allarmi sulla trasparenza: la direttiva non ha seguito alcun dibattito parlamentare né consultazione pubblica, rappresentando un approccio che preoccupa gli esperti di diritti digitali.

I dati sulle frodi digitali giustificano in apparenza questa misura decisamente controversa. Nel 2024, le perdite da cyber-frode hanno raggiunto circa due miliardi di euro, con un incremento superiore al duecento per cento rispetto al 2023. Gli incidenti di cybersicurezza hanno più che raddoppiato tra il 2022 e il 2024, e il governo indiano vanta il recupero di oltre settecentomila telefoni rubati complessivamente, di cui più di cinquantamila soli a ottobre 2025. Numeri impressionanti che rappresentano tuttavia soltanto una parte della narrazione.

Tuttavia, la combinazione di obbligatorietà, irreversibilità e vaghezza sulle modalità di trattamento dei dati ha scatenato critiche dalle principali organizzazioni per i diritti digitali internazionali. L’Internet Freedom Foundation denuncia un'”espansione profonda del controllo esecutivo sui dispositivi personali”, mentre il Partito del Congresso ha definito il provvedimento “distopico” e preoccupante per le implicazioni future. La Corte Suprema indiana ha riconosciuto il diritto alla privacy nel 2017, un precedente che rende ancora più contestata questa scelta normativa e crea una contraddizione evidente con la giurisprudenza nazionale.

Sul piano industriale, lo scontro con i colossi globali è inevitabile e rappresenta un momento cruciale. Apple, che tradizionalmente pre-installa soltanto applicazioni proprietarie e vieta software governativi non rimovibili, si trova davanti a un bivio complesso: accettare l’eccezione su India smartphone o rischiare sanzioni in un mercato di centinaia di milioni di utenti. Per i produttori Android la sfida è altrettanto complessa: adattare firmware, interfacce e assumersi responsabilità legali per eventuali abusi legati al tracciamento.

Ma il rischio più significativo è di natura squisitamente globale. Se l’India riuscisse a imporre con successo un’app di Stato obbligatoria ai giganti della tecnologia mondiale, altri Stati potrebbero replicare il modello, trasformando il controllo esecutivo degli smartphone in una pratica diffusa, normalizzata e consolidata a livello internazionale. Questa prospettiva rappresenta una sfida concreta ai principi di privacy e libertà digitale in tutto il mondo.

 

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