Obake, il display touchscreen elastico del MIT

Dal MIT arriva il primo display touchscreen elastico, il quale aggiunge una nuova dimensione all'interazione con le dita.
Dal MIT arriva il primo display touchscreen elastico, il quale aggiunge una nuova dimensione all'interazione con le dita.

Il Massachusetts Institute of Technology di Cambridge è una fucina inesauribile di nuove idee, il più delle volte particolarmente innovative e affascinanti. L’ultima suggestione proveniente dal più famoso istituto di ricerca nel campo della tecnologia a livello mondiale riguarda i display touchscreen, divenuti oramai uno standard a tutti gli effetti nell’interazione con la tecnologia: alcuni ricercatori del MIT hanno infatti realizzato un pannello touch elastico.

Tale display si compone di un tradizionale pannello touch sovrapposto ad una superficie elastica. Esso consente dunque di interagire con le dita come possibile con un tradizionale touchscreen, aggiungendo una nuova dimensione all’interazione. Lo schermo touchscreen elastico risiede dunque pur sempre in un piano bidimensionale ed in tal senso non si differenzia dai normali pannelli, al punto che alcuni lo hanno etichettato come un display 2.5D per alludere al fatto che da certi punti di vista può essere visto come 2D, da altri invece come 3D.

A renderlo suggestivo è la possibilità di eseguire operazioni fino ad ora impensabili grazie all’utilizzo simultaneo di attuatori lineari e sensori di profondità: lo schermo può così essere tirato o schiacciato, è possibile prenderne due lembi ed avvicinarli, o più in generale trattarlo come se fosse un vero e proprio telo elastico. Premendo con un dito sulla superficie è possibile dunque avvertire la resistenza del pannello che aumenta, oppure deformandolo in altri modi si ha la sensazione di avere tra le mani non uno schermo, ma un vero e proprio oggetto elastico.

L’idea di fondo, secondo quanto dichiarato dai ricercatori cui va il merito della scoperta, è quella di riproporre gesture cui gli utenti sono oramai abituati in un nuovo contesto tridimensionale. Ciò non è stato fatto nello sviluppo dei primi pannelli touch 3D e proprio questo sarebbe il motivo del loro insuccesso. La nuova idea di un pannello elastico consente invece di sviluppare tale paradigma in una nuova dimensione, rendendo tali schermi la naturale estensione in tre dimensioni di quelli attualmente presenti a bordo di milioni di smartphone, tablet e computer.

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