Quando il Neo Geo divenne tascabile

Nel 1998 uscì sul mercato giapponese, e di Honk Kong, una versione tascabile del Neo Geo, la console che anni prima aveva impresso una spinta in avanti alla tecnologia dell’intrattenimento videoludico. Nonostante alcuni giochi apprezzabili e la fama dovuta al successo del suo predecessore da salotto, il Neo Geo Pocket fu subito un flop.

Lo schermo monocromatico come quello del Game Boy non aveva suscitato l’interesse del pubblico. Incassata la delusione, gli ingegneri della SNK si rimisero subito al lavoro e presentarono nel 1999 una versione a colori.

Il Neo Geo Pocket Color (NGPC) era totalmente compatibile con tutti i giochi della precedente versione monocromatica, mentre su quest’ultima non giravano tutti i giochi del gemello a colori.

Entrambe le console montavano due CPU: il Toshiba TLCS-900H a 16 bit da 6,144 MHz come processore principale e lo Z80 ad 8 bit da 3,072 Mhz, esclusivamente per la gestione del suono. Una scelta non molto gradita ai videogiocatori fu quella di non dotare la macchina a colori di uno schermo retroilluminato, con lo scopo di allungare la durata delle batterie che permettevano circa 40 ore di gioco.

Anche quest’ultima versione fu un duro fiasco da incassare per la SNK, dal momento che gli scarsi risultati di vendite decretarono nel 2000 il ritiro della console dal mercato europeo e americano. La SNK continuò a distribuire sul mercato asiatico le giacenze di magazzino.

In America il NGPC fu venduto ad un prezzo di 69,95 dollari e prodotto in sei colori.

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