Sono davvero affidabili i 3.625 autovelox autorizzati sulle strade italiane? Il recente censimento del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (MIT) ha sollevato dubbi inquietanti: molti di questi dispositivi mancano di omologazione e delle verifiche tecniche necessarie, trasformando potenzialmente migliaia di multe in atti amministrativi impugnabili e contestabili davanti alla magistratura.
Sebbene l’obiettivo ufficiale del censimento fosse eliminare gli «autovelox fantasma» e garantire trasparenza, il risultato è stato tutt’altro che rassicurante. La recente giurisprudenza della Corte di Cassazione ha stabilito chiaramente che le infrazioni rilevate da strumenti non omologati o insufficientemente verificati possono essere annullate. A novembre 2025, a Ventimiglia, ben otto verbali sono stati cancellati proprio per irregolarità nei certificati degli apparecchi utilizzati.
Questa situazione ha creato un conflitto aperto tra amministrazioni locali, forze dell’ordine e cittadini. Luigi Altamura, comandante della Polizia Municipale di Verona e referente ANCI in Viabilità Italia, ha lanciato un appello urgente: «È necessario un decreto o la sospensione dei controlli. La sicurezza stradale non può rimanere in sospeso. Solo dispositivi legittimi potranno tornare a svolgere la loro vera funzione: salvare vite».
L’omologazione rappresenta una procedura cruciale che certifica la conformità dei rilevatori ai parametri normativi e metrologici richiesti. Comprende l’approvazione tecnica iniziale, le tarature di primo livello e le verifiche periodiche che assicurano tracciabilità e precisione. Senza questi requisiti, le velocità misurate diventano contestabili legalmente e amministrativamente.
Le amministrazioni comunali sostengono che la burocrazia per ottenere certificazioni è frequentemente lenta e onerosa, mentre molte postazioni funzionano da anni in attesa di adeguamenti formali. Gli automobilisti e le loro associazioni, invece, richiedono chiarezza totale: non è legittimo essere sanzionati con strumenti la cui validità tecnica è dubbia.
Sotto il profilo della prevenzione incidentale, gli specialisti del settore confermano che i sistemi di rilevazione correttamente installati e tarati riducono efficacemente la velocità media e gli incidenti stradali. Ma quando l’effetto deterrente poggia su apparecchi discutibili, crolla la fiducia nelle istituzioni. Alcuni esperti legali consigliano di valutare una sospensione temporanea dei controlli effettuati con dispositivi non completamente certificati, per evitare moltiplicazioni di annullamenti e controversie.
Il MIT deve ora decidere rapidamente: accelerare le omologazioni e i controlli periodici attraverso atti amministrativi oppure fornire alle amministrazioni direttive transitorie. La richiesta di Altamura di un decreto d’urgenza riflette la necessità di una soluzione normativa veloce con procedure semplificate e scadenze definite.
Emergono inoltre aspetti tecnici frequentemente ignorati: l’accreditamento di laboratori specializzati per la taratura, la documentazione della catena di custodia dei dati rilevati e l’addestramento specifico del personale. Anche un dispositivo formalmente omologato può generare contestazioni se gestito senza protocolli rigorosi.
Attualmente, gli automobilisti attendono decisioni concrete. Gli enti locali devono trovare il delicato equilibrio tra la tutela della sicurezza viaria e il rispetto delle procedure legali. La soluzione più probabile nel prossimo futuro è un intervento legislativo definito e immediato per le verifiche, accompagnato da comunicazione trasparente verso i cittadini. In questa fase di transizione, la legittimità di innumerevoli sanzioni rimane sospesa tra procedimenti amministrativi, ricorsi giudiziari e l’urgenza di restituire certezza tanto ai controllori quanto ai controllati.
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