Business.com in vendita per 400 mln di dollari

Per la seconda volta nel giro di pochi anni il dominio Business.com va in vendita e per la seconda volta si tratta di cifre record. In trattativa pare ci siano Dow Jones e New York Times Co, mentre il primo venditore potrebbe trarre oggi nuovo lucro
Per la seconda volta nel giro di pochi anni il dominio Business.com va in vendita e per la seconda volta si tratta di cifre record. In trattativa pare ci siano Dow Jones e New York Times Co, mentre il primo venditore potrebbe trarre oggi nuovo lucro

Business.com è in vendita. Di nuovo. Sono i nuovi proprietari (quelli che lo comprarono nel 1999) a volerlo vendere per una cifra record che si attesta tra i 300 e i 400 milioni di dollari. Già quando alle porte del 2000 il portale fu venduto per la prima volta, Jake Winebaum e Sky Dayton lo acquistarono per la cifra (che allora suscitò molto clamore) di 7,5 milioni di dollari, cosa che a tutt’oggi viene ricordata come uno dei segni dell’arrivo della bolla speculativa. Adesso quella cifra è di molto maggiore e in molti sembrano subodorare una nuova bolla.

Business.com

Negli ultimi anni tuttavia il dominio business.com è stato al centro di diversi scambi e ha integrato un motore di ricerca di stampo affaristico e un network di ad pubblicitari che oggi lo pongono in una luce diversa rispetto quella sotto la quale era 8 anni fa. Oggi business.com potrebbe risentire del successo di Google, proiettandosi solo come una possibile alternativa al grande motore per quanto riguarda ricerche più settoriali.

Rimane comunque il dubbio su chi sia interessato a fare un simile acquisto e spendere queste cifre. Al momento si parla di grandi corporazioni come Dow Jones o anche New York Times Co., ma di fatto l’unica cosa sicura è la fascia di prezzo della valutazione base (è noto infatti che i proprietari del dominio fossero anche in trattativa con la rivista Business 2.0, ma che l’accordo sia saltato proprio per motivi economici).

Curiosamente a trarre vantaggio da tutta la storia sarà anche Mark Ostrofsky, l’uomo che nel 1999 vendette il dominio venendo pagato in stock options, cosa che all’epoca della bolla si rivelò essere una mossa molto poco oculata, ma che ora potrebbe invece configurare un secondo lauto introito dopo l’incasso originale.

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