Caso Calipari: gli omissis cadono sotto un copia/incolla

Basta un copia/incolla per far crollare le protezioni informatiche che il Pentagono ha inserito nel documento relativo alle indagini sul caso Calipari. Ancora non è chiara la notizia meno importante, ovvero chi è l'autore della scoperta (Macchianera.net?)
Basta un copia/incolla per far crollare le protezioni informatiche che il Pentagono ha inserito nel documento relativo alle indagini sul caso Calipari. Ancora non è chiara la notizia meno importante, ovvero chi è l'autore della scoperta (Macchianera.net?)

Prima il download del file empio di omissis; poi si seleziona il testo e lo si copia; infine si apre il blocco note e lo si incolla: come per magia gli omissis spariscono. Con questa semplice procedura uno studente greco di Bologna ha aggirato (per primo?) le protezioni virtuali che il Pentagono aveva imposto al documento finale delle indagini relative alla morte di Nicola Calipari: il documento è ora disponibile interamente e verrà presto assunto dalla Procura della Repubblica di Roma quale prova per il caso.

E’ bastato davvero poco per aggirare gli omissis virtuali apposti al documento. «Gli ammerigani so’ fforti ma, soprattutto, moderni»: così introduce l’argomento Gianluca Neri su Macchianera.net, spiegando poi nei dettagli come arrivare al clamoroso “hackeraggio” del file. Tra le varie opzioni, emergerà in seguito, vi sono dei semplici “Salva come” (impostando un formato diverso dal tradizionale .pdf di Adobe) o dei cambiamenti di colore di sfondo e testo. Nulla per il quale serva una laurea in informatica, insomma.

Un piccolo giallo si apre circa la paternità della scoperta. Lo studente greco al quale in molti fanno riferimento (rimasto, comunque, anonimo) spiega: «Diciamo che ho trovato in casa una cassaforte con la chiave infilata, mi è bastato girarla per entrare. Era questione di tempo e qualcun altro lo avrebbe scoperto. Mi sono meravigliato di essere stato il primo». Secondo l’ANSA egli avrebbe segnalato il tutto ai media alle ore 1.25, anticipando tutti coloro i quali asseriscono di essere stati la fonte originale della scoperta («visto che su diversi blog di internet in molti si attribuiscono il merito della scoperta»).

Nella vicenda si apre così un piccolo ramo parallelo di indagine che vede il mondo dei blog contrapposto al mondo dell’informazione, e la scoperta del primo vero autore dello scoop diventa così una questione di principio avente una rilevanza particolare, esterna, peculiare. La notizia, nel contempo, ha attraversato il mondo dell’informazione approdando su tutte le principali testate di informazione italiane e, con una certa resistenza, sta permeando anche tra le colonne di alcune testate anglosassoni.

La diatriba blogger/giornalisti si svuota, però, al cospetto dell’importanza dei contenuti della scoperta: tra poche ore sarà l’Italia a dire la propria sul caso Calipari, e l’apertura degli omissis (di chiunque ne possa essere merito) avrà sicuramente un peso determinante nella vicenda. Il documento privo di omissis, infatti, apre alla lettura delle parti più delicate del documento, quelle empie di dati strategici e nomi rimasti finora segreti.

Gli americani non sono nuovi ad incidenti simili (talmente pacchiani che nella blogosfera qualcuno suggerisce addirittura l’ipotesi che si tratti di un possibile tranello, di uno sbaglio voluto). A suo tempo, infatti, Colin Powell dovette incassare una sonora figuraccia a causa di una falla di Word che apriva un documento ufficiale alla lettura dei metadata (ed alla cronistoria del testo pubblicato, rivelatosi copiato e fasullo).

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