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Nel pieno della nuova corsa globale alla intelligenza artificiale, la tensione tra Cina e Stati Uniti si fa sempre più intensa, portando la rivalità tecnologica su un terreno mai così strategico. Le ultime settimane hanno visto un’escalation senza precedenti nello scontro sui chip AI, con Pechino che ha lanciato pesanti accuse nei confronti di Nvidia, sostenendo la presenza di presunte backdoor nei processori destinati all’addestramento di sistemi avanzati di intelligenza artificiale. Una vicenda che non solo mette a rischio gli equilibri commerciali, ma ridefinisce anche le priorità di cybersecurity e di sovranità tecnologica su scala globale.
“Non esistono backdoor nei chip Nvidia.” Così David Reber Jr., Chief Security Officer dell’azienda, ha replicato con fermezza alle preoccupazioni sollevate dalla Cina, che attraverso la Cyberspace Administration of China (CAC) ha intensificato i controlli sulle importazioni di chip AI prodotti negli Stati Uniti. Nel mirino ci sono soprattutto i processori Nvidia H20, oggetto di una revisione approfondita per scongiurare rischi di accessi non autorizzati e tutelare la sicurezza nazionale cinese. La risposta di Reber non lascia spazio a interpretazioni: ogni sospetto di vulnerabilità viene categoricamente respinto, sottolineando l’impegno dell’azienda nel garantire i più alti standard di cybersecurity.
Questo nuovo capitolo della “guerra dei semiconduttori” si inserisce in una cornice di crescenti restrizioni reciproche. Già nel 2022, gli Stati Uniti avevano imposto severe limitazioni all’esportazione di tecnologia avanzata verso la Cina, in particolare per i componenti fondamentali nello sviluppo dell’intelligenza artificiale. Un regime di controlli che, pur parzialmente allentato nel 2025 grazie all’introduzione di una tassa del 15% sui ricavi generati nel mercato cinese da giganti come Nvidia e AMD, continua a segnare profondamente le relazioni tra le due superpotenze.
La controffensiva di Pechino
Non si è fatta attendere la controffensiva di Pechino. Pan Helin, rappresentante del Ministero dell’Industria e dell’Informazione, ha dichiarato che la scoperta di eventuali backdoor costituirebbe una “fossa scavata con le proprie mani” per Nvidia, prefigurando scenari di drastica riduzione della presenza dell’azienda americana nel mercato locale. Gli analisti sono concordi: la quota di mercato di Nvidia in Cina potrebbe scendere dal 66% attuale al 55% entro il 2025, a vantaggio di soluzioni sviluppate internamente.
Per la Cina, questa crisi rappresenta un’opportunità strategica per accelerare la crescita di un ecosistema nazionale di semiconduttori e ridurre la dipendenza dalle forniture estere. Il governo di Pechino ha già annunciato nuovi e massicci investimenti, puntando all’autosufficienza tecnologica in un settore considerato vitale non solo per la competitività economica, ma anche per la sicurezza e la stabilità nazionale.
Le ripercussioni di questa disputa si fanno sentire ben oltre il comparto dei chip AI. L’intelligenza artificiale è oggi un asset centrale nella sfida geopolitica tra Cina e Stati Uniti, con effetti a cascata su settori strategici come l’industria automobilistica, la difesa e le infrastrutture critiche. In questo scenario, la capacità di garantire livelli elevati di cybersecurity e di prevenire qualsiasi forma di accesso non autorizzato si conferma elemento determinante per la credibilità e la leadership delle aziende coinvolte.
Le imprese tecnologiche americane, come Nvidia e AMD, si trovano ora a dover bilanciare la necessità di mantenere una presenza forte in un mercato cruciale come quello cinese con l’obbligo di rispettare normative sempre più stringenti e di fronteggiare sospetti crescenti. La posta in gioco è alta: da un lato i profitti generati da uno dei più grandi mercati mondiali, dall’altro la responsabilità di non compromettere la sicurezza nazionale e la fiducia dei partner internazionali.
Questo nuovo episodio della rivalità tra Cina e Stati Uniti evidenzia come l’innovazione nei semiconduttori e nei chip AI sia ormai inseparabile dalle dinamiche diplomatiche e di potere globale. Il futuro dell’industria dell’intelligenza artificiale dipenderà sempre più dalla capacità di garantire trasparenza, affidabilità e solidità nei sistemi di cybersecurity, rendendo la sicurezza un pilastro fondamentale della competizione internazionale.