La storia inizia l’8 novembre 2025, quando migliaia di consumatori hanno colto al volo un’offerta straordinaria sul sito di MediaWorld. L’oggetto della contesa? Un iPad Air M3 proposto a soli 15 euro invece dei 879 euro del prezzo regolare. Una differenza abissale di ben 864 euro che avrebbe dovuto rappresentare un segnale di anomalia. Undici giorni dopo, precisamente il 19 novembre, l’azienda ha contattato gli acquirenti definendo il prezzo come un “errore di prezzo” e offrendo due alternative poco appetibili: restituzione con rimborso di 15 euro più buono da 20 euro, oppure mantenimento del prodotto pagando un’integrazione di 619 euro con ulteriore sconto di 150 euro.
Tuttavia, la questione non è così scontata come potrebbe sembrare a prima vista. Sebbene un errore così evidente consentirebbe normalmente al venditore di chiedere l’annullamento, le circostanze specifiche rafforzano notevolmente la posizione dei consumatori. L’offerta era infatti legata alla carta fedeltà, inserita in un contesto di forti promozioni tipiche del Black Friday, e gli ordini erano stati confermati e consegnati senza obiezioni da parte di MediaWorld.
Gli elementi che giocano decisamente a favore degli acquirenti sono molteplici e degni di attenzione. Innanzitutto, le conferme d’ordine regolari rappresentano un elemento cruciale, poiché dimostrano che il sistema ha riconosciuto e accettato la transazione. In secondo luogo, la possibilità di ritiro in negozio costituisce una forma ulteriore di accettazione tacita. Ancora, l’assenza di contestazioni al momento della consegna rafforza ulteriormente la posizione legale dei consumatori. Questi fatti, presi nel loro insieme, potrebbero costituire una vera e propria accettazione dell’offerta da parte dello stesso venditore, secondo i principi del diritto contrattuale.
Il dilemma per i consumatori è: procedere o non procedere immediatamente con il pagamento richiesto. La comunicazione di MediaWorld, secondo alcuni legali interrogati dal quotidiano Repubblica, sarebbe infatti interlocutoria e non rappresenterebbe una diffida formale. I clienti dovrebbero invece conservare tutta la documentazione relativa alla transazione e valutare un eventuale il ricorso a associazioni di consumatori o azioni giudiziarie, segnalando eventualmente il caso all’AGCM con precisione documentale.
La questione solleva interrogativi ben più ampi sulla gestione dei picchi promozionali negli store online: velocità operativa, controlli sui prezzi e procedure trasparenti per gestire anomalie. Per i retailer diventa cruciale implementare sistemi di verifica tempestiva e controllare le anomalie prima della conferma. Per i consumatori, invece, resta essenziale conoscere i propri diritti e non permettere che scappatoie contrattuali ledano le loro legittime aspettative di acquisto, specialmente quando la transazione è stata regolarmente completata e consegnata.
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