Occasione persa in Europa sul copyright

Il passaggio più importante sul rapporto sul copyright dell'eurodeputata Julia Reda lascia qualche vittoria simbolica e poco altro.
Il passaggio più importante sul rapporto sul copyright dell'eurodeputata Julia Reda lascia qualche vittoria simbolica e poco altro.

Prima le cose positive: il rapporto di Julia Reda sul copyright è stato votato nella commissione più importante e con larga approvazione. Il documento che dovrebbe guidare l’europarlamento verso un copyright coerente con il mercato unico digitale è firmato dall’unica deputata del partito pirata, purtroppo però non nella versione originale. E qui c’è il fatto negativo: il rapporto è stato così fortemente emendato da renderlo quasi irriconoscibile.

Il fatto che la commissione giuridica abbia approvato il lavoro di Julia Reda (hanno votato contro solo i due rappresentanti del Fronte nazionale francese) è certamente importante. Una versione emendata della relazione di valutazione sul copyright che aveva fatto molto parlare di sé al tempo della sua presentazione dopo la fase consultiva. In questa relazione il Parlamento di Strasburgo riconosce che la riforma del copyright è urgente sia per il mercato che per l’accesso alla conoscenza e alla cultura di tutti i cittadini europei e invita Bruxelles a prendere in considerazione una vasta gamma di misure contenute nel testo per conformare il diritto d’autore ai tempi fortemente mutati dell’era digitale.

Il gioco delle esclusioni

L’obiettivo dichiarato della Reda era finire con le restrizioni e iniziare con le eccezioni al copyright. Il gioco delle reciproche esclusioni delle parti più radicali del rapporto rispetto ai 550 emendamenti presentati – alcuni dei quali sfacciatamente web-colpevolisti e legati alle lobby – ha ridotto il testo a poco più di una base minimamente impegnativa. Julia Reda, eccellente 29enne, è stata bucherellata da un gruppo di settantenni che nulla conoscono dalla Rete, e il risultato non poteva che essere un compromesso al ribasso. Fulvio Sarzana l’ha definito «adelante con giudizio». Anche l’eurodeputata cerca di fare buon viso a cattivo gioco, parlando dei risultati conquistati sulle biblioteche digitali, su alcune eccezioni al copyright, ma non scordando la critica per non avere osato di più:

I grandi gruppi politici hanno voltato le spalle a queste idee che godono di vasto sostegno pubblico in base alla consultazione. È inaccettabile che così tante voci vengano ignorate. La necessità del compromesso ha portato anche un significativo indebolimento del rapporto. Dove il mio progetto conteneva richieste audaci, la versione finale ora spesso solo chiede alla Commissione di valutare certe idee. Purtroppo, questo non ha fatto del Parlamento un protagonista forte nel prossimo dibattito sulla proposta legislativa.

In sintesi, il documento votato in commissione giuridica ha perso per strada quasi tutte le eccezioni più interessanti sulla libertà di citazione e di creazione, sull’audivisivo non si è ottenuto nulla, qualche concessione su DRM e copia privata, e per quanto riguarda il cosiddetto fredoom of panorama, socialisti e popolari hanno votato un emendamento che indica che l’uso commerciale delle riproduzioni di opere in spazi pubblici dovrebbero richiedere l’autorizzazione espressa dagli aventi diritto. In pratica, una marcia indietro rispetto all’armonizzazione continentale su questo tema e potrebbero esserci molti problemi per Wikipedia.

Almeno però sono state fermate le minacce più gravi, sul dominio pubblico e su Google News. C’era persino la famigerata proposta ammazza-link, che prevedeva la responsabilità penale per ogni collegamento ipertestuale a materiale che violasse il copyright. Fortunatamente respinta.

Il 9 luglio in sessione plenaria tutti i 751 membri del Parlamento voteranno sulla relazione. Occasione mancata? Probabilmente sì, ma politicamente un deputato pirata di neppure 30 anni ha lavorato e firmato una proposta strutturata sul diritto d’autore. Un giorno sarà una base di partenza molto importante, questa è la speranza.

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