Huawei: “Nulla è cambiato, e nulla cambierà”

Nulla è cambiato, e nulla cambierà; con questa frase si può riassumere il futuro di Huawei dopo il polverone alzato da Trump.
Nulla è cambiato, e nulla cambierà; con questa frase si può riassumere il futuro di Huawei dopo il polverone alzato da Trump.

Quello che è cambiato, è che non è cambiato nulla, e nulla cambierà.

Si potrebbe riassumere con questa frase di Pier Giorgio Furcas, Deputy General Manager di Huawei CBG, l’annuncio del primo smartphone 5G di Huawei, Mate 20 X 5G.

Lo smartphone (il fratello maggiore di Mate 20, sugli scaffali dallo scorso autunno) è stato annunciato in un clima di meritata distensione dopo settimane dal giorno del “Big Ban”. Probabilmente il 20 maggio diventerà una giornata di riflessione per Huawei negli anni a venire, che in quel giorno ha visto annunciare un blocco delle operazioni dei propri fornitori e l’inserimento in blacklist da parte degli Stati Uniti d’America, a seguito di tensioni crescenti tra la presidenza Trump e il governo cinese.

Lo so: ora mi chiederete ‘e cosa succede se il Ban dovesse tornare il 20 agosto?’ Non so cosa succederà, ci penseremo quando e se succederà. Per ora, tutti i nostri smartphone riceveranno aggiornamenti e patch di sicurezza come è sempre successo. Quindi: non cambia nulla.

Ad introdurre l’argomento, durante l’evento di annuncio negli uffici di Huawei Italia a Milano, è stata Isabella Lazzini, Marketing & Retail Director, dopo la presentazione del nuovo smartphone.

Sì, abbiamo perso una fetta di mercato importante dopo quello che è successo, ma ci siamo già ristabiliti: ora il nostro brand è percepito ancora meglio di prima.

In effetti, il detto ‘nel bene o nel male, l’importante è che se ne parli’, in questo caso calza a pennello. Il polverone alzato da Trump nei confronti del colosso cinese ha contribuito fondamentalmente a massimizzare la visibilità del brand, che negli Stati Uniti non è mai stato forte ed invece ora è conosciuto per questo caso. Negli altri Paesi invece, in cui Huawei detiene grandi fette di mercato (in Italia è al terzo posto per market share mentre è al secondo posto per numero di dispositivi spediti in tutto il mondo), il Big Ban ha contribuito ad aumentare sensibilmente la visibilità del brand, seppur con una percezione bassa.

Ma la risalita c’è stata, ed è avvenuta anche in tempi molto brevi: oggi Huawei ha ripreso le proprie quote di mercato e ristabilito (e migliorato) la percezione verso i consumatori – tra tutte, con una campagna mondiale la cui versione italiana è #IoStoConHuawei.

Il produttore cinese, da circa 3 anni, gode di una eccellente reputazione in tutta Europa come produttore degli smartphone con la più alta qualità e resa fotografica – la serie P su tutte. Ma gode anche di una pessima reputazione per la scarsa ottimizzazione del sistema operativo, e non in termini di performance: come già ribadito in praticamente tutte le recensioni di smartphone Huawei su Webnews.it, la versione di Android preinstallata sui dispositivi in questione è piena di app doppioni e poco integrate tra di loro.

A tal proposito, alcuni rumor trapelati subito dopo il Big Ban facevano pensare al rilascio imminente di HongMeng OS, un sistema operativo proprietario del colosso cinese.

I rumor sono speculativi: Huawei ha in studio un proprio sistema operativo dal 2009, ma rimane ancora uno studio. Non c’è niente di pronto per oggi, né per il prossimo futuro.

Continua Pier Giorgio, anticipando le domande di ogni giornalista. HongMeng OS potrebbe essere rilasciato in futuro quindi, ma per ora gli accordi con Google sono forti e c’è un rispetto reciproco.

Nulla è cambiato, nulla cambia e nulla cambierà.

Questa frase, ripetuta più e più volte durante la conferenza, echeggia come un monito, una dimostrazione di forza. I discorsi di Pier Giorgio e Isabella sono intervallati da un video che racconta come Huawei stia aiutando persone ipovedenti a vedere, persone sorde a sentire e persone mute a parlare, grazie ad app e funzionalità sviluppate appositamente per dispositivi Huawei. Un video molto simile a quelli usati da Apple durante le Developer Conference, un modo per affermare con decisione che Huawei è un’azienda globale, pronta ad entrare sul mercato americano, pronta a fare la differenza grazie agli enormi investimenti in ricerca e sviluppo.

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