Le nuove armi del Peer to Peer

Reti "fidate", tecnologie di gestione dei diritti digitali, distribuzione legalizzata della musica. Il Peer to Peer è alla ricerca di privacy e legalità, con o senza il benestare delle major musicali e discografiche
Reti "fidate", tecnologie di gestione dei diritti digitali, distribuzione legalizzata della musica. Il Peer to Peer è alla ricerca di privacy e legalità, con o senza il benestare delle major musicali e discografiche

Le reti Peer to Peer internazionali sono sempre più sotto scacco. Dalle leggi nazionali agli assalti delle major cinematografiche e musicali, il modello di condivisione di materiale digitale protetto sembra essere sempre più in crisi. Aumentano gli utenti e con essi aumentano anche i tentativi di repressione.

Si stringono le maglie della legge, dalla italiana Legge Urbani, alle decine di diversi provvedimenti che il nuovo Congresso degli Stati Uniti dovrà emanare nei prossimi mesi; aumentano le denunce delle major discografiche e cinematografiche: le prime azioni della Recording Industry Association of America (RIAA) hanno fatto scuola in Europa e anche tra i grandi dell’MPAA. A ritmo quasi mensile i detentori di diritti d’autore sfornano cifre sulle richieste di risarcimento.

Di contro maturano tecnologie e idee per rendere immuni da ritorsioni i milioni di utenti che ogni giorno affollano le reti di scambio file. Dalla proposta di una tassa per rimborsare i detentori dei diritti d’autore, allo sviluppo di reti peer to peer anonime, che dovrebbero garantire la privacy di chi scarica materiale digitale. Senza dimenticare i negozi di musica online che finora raccolgono meno di quanto spendono.

Negli ultimi mesi altre proposte sono salite sul banco di prova e aspettano solamente la prova degli utenti. Reti fidate, tecnologie di gestione dei diritti digitali, distribuzione legalizzata della musica. Proposte che percorrono le strade dell’inventiva facendosi largo tra il muro contro muro che sinora ha caratterizzato la sfida fra chi scarica e chi vende musica.

TP2P: Trusted Peer to Peer

Per molti è il futuro del Peer to Peer. Il Peer to peer “fidato” (‘trusted’, appunto) si basa su software e servizi che mettono in contatto utenti che si conoscono tra loro. Le principali reti di scambio file sono basate su un modello che mette in contatto casualmente gli utenti che condividono musica e film; secondo il modello TP2P, lo scaricamento dei file potrà avvenire solamente attraverso utenti che si conoscono, sfruttando le reti di Instant Messaging e riproducendone le modalità di funzionamento.

I progetti già sono in campo e aspettano solo di essere adottati su larga scala. Uno dei più interessanti è Grouper, un software creato da alcuni fuoriusciti da AOL che consente di mettere in comunicazione gruppi di persone attivando funzioni di file sharing di documenti, filmati e immagini. Grouper, per mettersi al riparo da azioni legali, non consente lo scaricamento di musica ma permette l’ascolto in streaming delle canzoni appartenenti agli utenti dello stesso gruppo. La cosa è legale perché fa leva sul concetto di “riproduzioni private” (“private performances”), ammesso dalla norma USA.

Simile il funzionamento di Mercora, la “radio peer to peer”. Anch’essa prevede lo streaming di musica digitale, ma poiché non restringe la possibilità ai soli appartenenti del gruppo non si basa sul concetto di “private performances” ma, per rendere legale il sistema, deve attenersi alle regole della sezione 114 del Copyright Act che prevede limiti di riproduzione e diritti da versare.

Su Downhill Battle, il sito che raccoglie attivisti in difesa della libertà di file sharing, è invece in pieno movimento un progetto che utilizza il “trusted P2P” per rendere inutili i controlli della RIAA o della polizia postale. Al grido “la prigione per chi condivide è assurda”, Downhill Battle ha proposto una raccolta di fondi per lo sviluppo di un plug-in per Gaim, noto software open source di instant messaging. Attraverso questo software sarà possibile condividere file tra utenti di Gaim, approvando preventivamente l’utente cui inviare e da cui scaricare file. Insomma, «un nuovo approccio al file sharing capace di rendere inutili le tattiche delle case discografiche», assicurano da Downhill Battle

Snocap

Il progetto che ottiene i migliori favori da parte della RIAA è chiamato Snocap, dal nome della società fondata da Shawn Fanning, il creatore di Napster, padre del peer to peer. La tecnologia di Snocap dovrebbe rendere possibile l’identificazione e la registrazione dei file condivisi sulle reti Peer to Peer in modo da garantire una sorta di tracciabilità della musica scaricata. In fase di sviluppo da oltre un anno, Snocap dovrebbe essere rilasciato a fine anno.

Snocap è progettato per lavorare in coppia con i software di file sharing. Analizzando il “timbro” sonoro dei file, il sistema sarà in grado di riconoscere quale specifica canzone contiene quel file. Collegato con un server di gestione dei diritti digitali, Snocap sarà in grado di verificare se per quel file l’utente ha pagato i diritti di ascolto approvando o negando lo scaricamento.

Dall’estremo di Downhill Battle, ai servizi in mano alle major, le soluzioni non sembrano garantire una reale e attraente alternativa alle grandi reti Peer to Peer come quella di Edonkey o di FastTrack. Software come Waste che promuovevano un file sharing “di gruppo” non hanno riscosso successo come non sembra lo abbiano le iniziative di audio legale in streaming alla Mercora. Il vero successo potrà avvenire solamente quando verrà preservata la libertà dell’utente di condividere la propria musica e il diritto degli autori di veder riconosciuto il proprio lavoro, equamente.

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