Sulla neutralità l'Europa non segue gli Usa

Una fuga di notizie sostiene che l'Europa potrebbe scegliere sulla neutralità della rete una strada opposta a quella americana.
Sulla neutralità l'Europa non segue gli Usa
Una fuga di notizie sostiene che l'Europa potrebbe scegliere sulla neutralità della rete una strada opposta a quella americana.

Giusto una settimana dopo il voto storico della FCC a salvaguardia della neutralità della rete, è uscita l’indiscrezione che l’Europa potrebbe andare in tutt’altra direzione. I piani del single digital market conterrebbero la possibilità di creare un servizio Internet a più livelli con corsie preferenziali a pagamento. Dal WMC di Barcellona, il commissario Günther Oettinger non ha confermato né smentito.

Lo scoop del Financial Times sulle proposte europee per una Internet a due velocità si basa sulla ricostruzione dei documenti della Lettonia e della discussione nell’ambito della commissione europea, organismo com’è noto ben diverso dall’europarlamento e più influenzabile dalle pratiche di lobbying. In questo caso, le dichiarazioni di Oettinger a proposito della “nostra via” per arrivare alla net neutrality non hanno certo sgombrato il campo dalle ipotesi peggiori.

È bene ricordare, tuttavia, che i piani come il single digital market sono ancora in corso di votazione dagli stati membri. Successivamente, quando approvati, sono poi discussi dalla Commissione europea e infine votati e ratificati dal Parlamento europeo. Solo se si raggiunge un accordo tra i due organismi e gli stati membri le proposte diventano legge, e Strasburgo ha già mostrato ampiamente la sua convinzione sulla neutralità della rete senza eccezioni.

La discussione sul modello europeo

Che sulla neutralità non ci sia un terreno europeo comune è noto, soprattutto dopo la tremenda figuraccia italiana durante il semestre di conduzione, che ha passato proprio alla Lettonia – paese internettiano alla presidenza del Consiglio Europeo – questa documentazione che non arrivò al voto al consiglio. Evidentemente i contenuti piuttosto ambigui di quei lavori preparatori sono rimasti attuali se le testate economiche più importanti d’oltreoceano hanno pubblicato servizi al vetriolo.

La discussione europea è incardinata su un concetto più morbido di neutralità, non necessariamente una tragedia, ma il FT riporta malignamente che i dirigenti di Deutsche Telekom e Vodafone (anche loro al MWC) hanno trattenuto a stento l’entusiasmo sostenendo che una rete a più livelli sia necessaria per garantire i servizi essenziali del futuro. Una visione che vede fermamente contrari i liberali e i democratici nell’ALDE, secondo i quali le bozze che circolano chiaramente dimostrano che gli Stati membri «sono più interessati a difendere gli interessi dei loro operatori nazionali di telecomunicazioni invece di creare una reale concorrenza».

Che l’Europa adotti una prioritizzazione del traffico Internet è difficile da prevedere. Illustri specialisti, tra i quali in Italia anche Stefano Quintarelli, considerano il tema non meritevole di battaglie ideologiche e considerano più sensata un’apertura basata sulla consapevolezza dell’utente. Certamente la distanza politica di Bruxelles con la presidenza Obama – incentrata più sulla silicon valley e meno sui provider – diventa sempre più clamorosa.

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