Prezzi internazionali di iPad troppo elevati? Steve Jobs si giustifica

Una forte polemica sta avvolgendo Cupertino: i prezzi di iPad a livello internazionale sarebbero decisamente gonfiati rispetto alle versioni statunitensi e, come prevedibile, Apple sarebbe sommersa da email di protesta. Si tratta di un problema che non coinvolge solo l’Italia, ma la totalità delle nazioni in cui iPad verrà distribuito a partire dal 28 maggio.

Interrogato da utenti inferociti via email, Steve Jobs ha risposto in modo laconico, come ormai sua consuetudine. Le motivazioni alla base di questi rincari sarebbero molteplici e, almeno per via ufficiale, indipendenti dal volere di Apple.

Le due ragioni principali dei rincari sarebbero da ricercare nelle legislazioni delle varie nazioni mondiali. Innanzitutto, l’applicazione dell’IVA (ovvero la VAT inglese), che negli stati europei viene indicata nel prezzo complessivo finale mentre in USA è aggiunta in un secondo momento. Secondariamente, la diffusione di vari sistemi di equo compenso, che i vari governi richiederebbero ai produttori di dispositivi elettronici e di supporti di memorizzazione.

IVA ed equo compenso, però, non sembrano essere in grado di spiegare completamente la natura dei rincari. Apple, così come tanti altri produttori mondiali, spesso e volentieri si lancia in conversioni creative di valuta, per ottenere ampi margini sui guadagni. Apple, inoltre, è divenuta famosa in rete proprio a causa dei suoi tassi di conversione 1:1, portando così a un sensibile aumento del costo totale dei dispositivi

Nonostante le giustificazioni di innocenza di Steve Jobs, tuttavia, la via non è rosea per gli utenti internazionali. Spesso si superano le 150 euro di differenza rispetto al prezzo nordamericano e, nella maggioranza dei Paesi europei, è stato fatto un cambio 1:1. È il caso dell’Italia: gli utenti subiranno proprio un grossolano cambio 1:1, che non tiene conto del diverso valore tra euro e dollaro. Più fortunati i melauser tedeschi che, pur pagando prezzi decisamente sovrastimati rispetto al mercato americano, hanno avuto una riduzione di qualche decina di euro sul costo finale. In questo paese, infatti, Apple non sarebbe soggetta alle leggi sull’equo compenso, come precedentemente ipotizzato.

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