Protesi e stampanti 3D: il progetto di Erica Buzzi

Un progetto italiano si pone l'obiettivo di rendere la realizzazione delle protesi in silicone accessibile a tutti, grazie all'impiego delle stampanti 3D.
Un progetto italiano si pone l'obiettivo di rendere la realizzazione delle protesi in silicone accessibile a tutti, grazie all'impiego delle stampanti 3D.

Erica Buzzi è una scultrice che dal 2013 ha messo in campo un progetto finalizzato alla creazione di protesi in silicone mediante l’impiego delle stampanti 3D. Un percorso che l’ha portata a collaborare con tecnici ortopedici, avviando la sperimentazione di tecnologie e metodi sempre più avanzati, compresi quelli messi a disposizione dal team tutto italiano di WASP, lo stesso che da tempo lavora alla costruzione di case in argilla economiche.

L’obiettivo è quello di abbattere sia i costi che i tempi per l’ottenimento delle protesi, così da poter intervenire in modo celere laddove necessario e senza pesare eccessivamente in termini di spesa. La stampa 3D è senza alcun dubbio la via da percorrere per raggiungere il traguardo. Questa tecnologia, in accoppiata con strumenti avanzati per la scansione in tre dimensioni degli arti, permette di arrivare a risultati soddisfacenti non solo dal punto di vista funzionale, ma anche estetico. Si pensi ad esempio alla protesi di un arto mancante: è possibile personalizzarla sulla base delle esigenze della singola persona, fin dalla fase di stampa in filamento ABS o PLA, riempirla con del materiale come gesso o poliuretano espanso, intervenendo poi manualmente per lavorazioni nel dettaglio sulla copertura in silicone, come quelle relative a unghie o pieghe della pelle.

I test condotti finora sono stati portati a termine con l’impiego di una stampante DeltaWASP 20 40, impostando una definizione pari a 0,1 mm, ritenuta sufficiente per lo scopo. Erica Buzzi mira a rendere questa tecnica sempre più precisa, affidabile e alla portata di tutti, soprattutto di coloro che non possono affrontare una spesa per l’acquisto di una protesi tradizionale, purtroppo attualmente non coperto dal servizio sanitario nazionale.

Col supporto di fondi e di strutture, la sperimentazione potrà essere ulteriormente approfondita e raffinata, per raggiungere ulteriori avanzamenti tecnologici e di prestazioni.

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