Nel panorama digitale odierno, la sicurezza delle informazioni rappresenta una delle sfide più critiche e urgenti per aziende e privati. Gli ultimi dati raccolti dal nuovo osservatorio lanciato da Proton gettano luce su un fenomeno spesso invisibile ma dirompente: le violazioni dati che avvengono nel dark web. Con numeri che fanno riflettere – 794 incidenti rilevati, oltre 300 milioni di record compromessi e un impressionante 71% delle vittime rappresentato da PMI – emerge chiaramente come la minaccia sia ormai trasversale e in costante crescita.
Il Data Breach Observatory, la nuova piattaforma sviluppata dalla società svizzera leader nella cybersecurity, segna una svolta nel monitoraggio delle data leak. A differenza dei tradizionali sistemi di allerta, questa soluzione innovativa si spinge oltre: non si limita a raccogliere segnalazioni postume, ma si alimenta direttamente dalle fonti criminali che operano negli angoli più nascosti della rete, offrendo una panoramica in tempo reale su ciò che accade nel sottobosco digitale.
Il quadro che ne emerge è allarmante: se si considerano anche i grandi archivi aggregati, il numero di incidenti supera la soglia dei 1.500, con centinaia di miliardi di record esposti al rischio. Questo dato testimonia l’esistenza di un vero e proprio mercato nero di informazioni personali, dove ogni dato rubato – da un semplice indirizzo email a una password – può diventare merce di scambio per attività illecite.
In questo scenario, le PMI risultano essere il bersaglio privilegiato degli attacchi: oltre due terzi degli obiettivi colpiti appartengono a questa categoria, spesso priva di risorse e strumenti adeguati per fronteggiare minacce così sofisticate. Tra i settori più esposti spiccano il commercio (25,4%), seguito dalla tecnologia (15%) e dal comparto media/entertainment (11%), confermando che nessun ambito può considerarsi realmente al sicuro.
Ma quali sono le informazioni maggiormente prese di mira? I dati parlano chiaro: in tutte le violazioni dati monitorate dal Data Breach Observatory, l’indirizzo email compare nel 100% dei casi, seguito dal nome (90%), recapiti telefonici e indirizzi postali (72%), password (49%) e, in misura significativa, documenti governativi o dati sanitari (34%). Questo evidenzia come il rischio non si limiti più solo a informazioni superficiali, ma si estenda a dettagli estremamente sensibili, con potenziali conseguenze devastanti per le vittime.
“La nostra missione con il Data Breach Observatory è semplice ma ambiziosa: rendere visibili le violazioni invisibili e avvisare le realtà colpite in tempo reale”, afferma Eamonn Maguire, Director of Engineering, AI & ML di Proton. L’obiettivo è chiaro: offrire un allarme tempestivo che possa fare la differenza nella protezione di dati e risorse, anticipando spesso le stesse aziende colpite rispetto alla scoperta della data leak.
Un elemento distintivo della piattaforma è la sua integrazione con l’ecosistema di prodotti sicuri dell’azienda svizzera, tra cui Proton Pass, VPN e Mail. Questa sinergia consente di rafforzare ulteriormente le difese, offrendo a consumatori e organizzazioni uno strumento di difesa proattivo, in un contesto dove la trasparenza sulle violazioni dati è ancora troppo spesso carente.
Non meno rilevante è la collaborazione con Constella Intelligence, realtà di primo piano nell’analisi delle minacce digitali. Grazie a questa partnership, il Data Breach Observatory punta a diventare un riferimento imprescindibile per chiunque voglia proteggersi in modo efficace in un panorama digitale sempre più insidioso e complesso.
In definitiva, la nascita di questa piattaforma rappresenta un passo fondamentale verso una maggiore consapevolezza dei rischi legati alle violazioni dati e un invito a non sottovalutare mai la portata di un fenomeno che, oggi più che mai, può colpire chiunque. La chiave per affrontare questa sfida sta nella tempestività della reazione e nella capacità di dotarsi degli strumenti giusti, come quelli messi a disposizione da Proton e dai suoi partner, per tutelare il proprio patrimonio informativo e la propria identità digitale.
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