Tutti contro il Decreto Romani

Il cd Decreto Romani sta raccogliendo un fronte comune di contestazioni per il modo in cui va a legiferare sulla tv e sulla Rete. Soprattutto sono in molti (tra cui AGCOM e Commissione Europea) a notare gli effetti deleteri per un sito come YouTube
Tutti contro il Decreto Romani
Il cd Decreto Romani sta raccogliendo un fronte comune di contestazioni per il modo in cui va a legiferare sulla tv e sulla Rete. Soprattutto sono in molti (tra cui AGCOM e Commissione Europea) a notare gli effetti deleteri per un sito come YouTube

Il cosiddetto “Decreto Romani” (Atto del Governo n.169, «Schema di decreto legislativo recante attuazione della direttiva 2007/65/CE del Parlamento Europeo») ha raccolto ampie contestazioni. Dapprima ci ha pensato la stampa, ed all’estero sono state molte le agenzie e le testate a riprendere il testo sottolineandone la pericolosità e le connotazioni anti-YouTube che porta in seno. Dopo la stampa, esprimono medesime preoccupazioni anche le istituzioni: tanto la Commissione Europea quanto l’AGCOM, infatti, avrebbero espresso in via informale il proprio dissenso.

Quel che fin da subito è parso chiaro è il fatto che il testo abbia equiparato la Rete e la televisione, imponendo misure non compatibili con la natura dello strumento e con quanto espresso dalla Commissione Europea all’interno del provvedimento “Tv senza frontiere“. Spiega Reuters: «Bruxelles ha aperto il dossier su due fronti. Da un lato, le fonti spiegano che la Commissione aprirà presto una procedura di infrazione contro l’Italia per la mancata notifica del provvedimento. Dall’altro, Bruxelles nutre perplessità proprio sulle nuove responsabilità che il decreto impone agli Internet service provider come Fastweb e Telecom Italia, ma anche a siti come Youtube, il sito per la condivisione di video di proprietà di Google». Una delle fonti ascoltate, infatti, spiega che «La direttiva europea sul commercio elettronico vieta obblighi di monitoraggio preventivo da parte dei service provider, come stabilisce invece il decreto legislativo». Secondo Apcom non vi sarebbero però procedure previste per entrare direttamente nel merito del dispositivo di legge: al momento si parla soltanto di “messa in mora”, poiché non sarebbe comunque possibile procedere contro un testo mai notificato alla Commissione in virtù del fatto che ancora è in fase di approvazione.

Più diretto ancora Paolo Nuti, presidente AIIP: «Per come è scritto, il decreto potrebbe di sicuro aiutare Mediaset nella causa contro Google». Non sarebbe un errore, quindi, ma ci sarebbe dolo. L’AGCOM, da parte sua, contesta la ripartizione delle competenze tra authority ed esecutivo ed alcuni problemi di interpretazione nel modo in cui la legge è stata redatta. Inoltre Calabrò conferma e ribadisce lo sconcerto maturato in questi giorni definendo «un caso unico nel mondo occidentale” un dispositivo che possa prevedere una autorizzazione per poter diffondere immagini sul Web.

L’ultima parola è per Paolo Gentiloni, ex-Ministro delle Comunicazioni, il quale riassume sul proprio blog la posizione del proprio partito e di quanti intendono scendere sul piede di guerra contro il Decreto Romani e le sue conseguenze: «Questo decreto è un vero scandalo. Oltre a questa norma anti web ci sono diversi regali a Mediaset (dalla pubblicità ai programmi digitali) e c’è l’eliminazione delle norme introdotte dai Governi Prodi a favore della produzione indipendente di fiction e del cinema italiano. Il tutto con un decreto che prevede solo pareri parlamentari “non vincolanti” e ancora una volta trasforma il Parlamento in una casella postale. Oggi è cominciata la battaglia nostra, dell’Idv e dell’Udc nelle commissioni partlamentari. Nei prossimi giorni sono certo che la mobilitazione crescerà sia on line che off line.»

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