Un servizio di advertising made in Facebook?

Nell'elenco degli advertiser ammessi nelle applicazioni Facebook non figura AdSense. Il gruppo di Palo Alto pensa ad un proprio circuito pubblicitario?
Nell'elenco degli advertiser ammessi nelle applicazioni Facebook non figura AdSense. Il gruppo di Palo Alto pensa ad un proprio circuito pubblicitario?

Il dominio di Google nel mondo delle pubblicità online è indiscusso. Il gruppo di Mountain View negli ultimi anni non è mai stato minacciato in alcun modo dalla concorrenza, priva delle fonti primarie di cui dispone invece il colosso delle ricerche. AdSense è diventata così la via principale per guadagnare tramite la propria attività sul web, con Google nel ruolo di unico serio concorrente in una lotta il cui esito sembra già scritto. La situazione potrebbe però cambiare a breve, con l’unico nome in grado di ribaltare gli equilibri pronto ad entrare in scena: Facebook.

Negli ultimi giorni il social network di Palo Alto ha pubblicato una lista dei servizi di advertising consentiti nelle applicazioni realizzate dagli sviluppatori. Ciò che salta subito all’occhio in tale elenco è la mancanza di AdSense, che risulta dunque tagliato fuori dal mondo di Facebook. All’appello risulta essere assente anche Amazon, un altro dei nomi importanti nella pubblicità online. La motivazione principale di tali assenze sarebbe la policy prevista da Facebook per gli advertiser, che non concede a questi ultimi alcuna informazione sugli utenti. Viene così a cadere uno dei cardini della pubblicità, ovvero quella serie di dati con i quali è possibile organizzare ed ottimizzare le campagne di sponsorizzazione in base al target d’utenza previsto.

Google e Amazon hanno dunque deciso al momento di non firmare alcun accordo con Facebook, tirandosi fuori dall’advertising sul social network tramite le relative applicazioni. La reazione degli sviluppatori non si è fatta attendere: in molti hanno protestato contro la mancanza di un sistema di advertising di alto livello, chiedendo il reintegro di AdSense. Senza il servizio targato Mountain View, gli sviluppatori si trovano a dover affidare i propri guadagni a startup sulle quali risulta difficile riporre fiducia a priori, soprattutto se in ballo vi sono cifre importanti.

Quanto accaduto potrebbe però essere il preludio all’ingresso di Facebook nel mondo della pubblicità Pay per Click: il social network dispone infatti di un bacino d’utenza paragonabile a pochi altri nomi nel Web, di fondi sufficienti ad allestire un’apposita piattaforma pubblicitaria e soprattutto dei contatti con advertiser e editori sufficienti a far emergere il proprio servizio in breve tempo. In tal senso potrebbe trovare un nuovo significato il pulsante “Mi Piace”, che da semplice strumento per condividere il proprio gradimento verso un qualche contenuto sarebbe promosso a fulcro della pubblicità.

Se Facebook decidesse di dire la propria nel settore, Google si ritroverebbe improvvisamente di fronte ad una seria minaccia. Per certi versi il network sociale più famoso del web dispone di risorse che il gruppo di Mountain View non ha: grazie ai miliardi di click sui “Mi Piace” di tutto il mondo, Facebook conosce i gusti e le preferenze di oltre 500 milioni di utenti, potendo così organizzare campagne pubblicitarie sulla base di un database di informazioni inimmaginabile. Il gigante Google vede dunque all’orizzonte un pericolo potenziale crescente, che potrebbe cambiare le carte in tavola una volta per tutte nell’advertising online.

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