Valentine la rossa portatile Olivetti

In un precedente articolo, parlammo a lungo della Olivetti Lettera 22, una macchina da scrivere rivoluzionaria per l’epoca, nata dall’ingegno di Nizzoli per la italianissima Olivetti. Questa era però una macchina dal design molto austero, anche se apprezzatissima e meccanicamente ineccepibile, volutamente “chic”.

Quella che sarebbe stata la nuova nata, invece, fin dal suo proporsi intende attirare un pubblico completamente differente da quello della Lettera 22, un pubblico che andava formandosi proprio in quegli anni.

E così nasce Valentine (la rossa portatile), questo il suo nome, messa in commercio da Olivetti nel ’69. I suoi padri, Ettore Sottsass e Perry A. King, riescono benissimo a riversare al suo interno tutte le crisi, le tensioni, le rotture, le rivoluzioni vissute in quel periodo.

Con una scocca interamente in ABS lucido, materiale moderno e capace di conferirle estrema leggerezza (la Lettera 22 era rivestita da un carter in alluminio), la sua peculiarità più messa in evidenza fu proprio la portabilità dovuta a questa sua leggerezza, e di fatti la stessa Valentine diventa valigetta con il manico posto nella parte posteriore. Unico elemento esterno, il coperchio per la chiusura, fissato al corpo macchina da due semplici sicure in gomma, visto che lo stesso non aveva nessuna funzione portante.

A partire dal quel suo colore rosso vivo (anche se ne furono prodotte anche in pochi altri colori), fino alla campagna pubblicitaria a essa legata, Valentine si fa specchio di un epoca, rivolgendosi ad un pubblico giovane, o giovanile. Era il pubblico nato dalle rivoluzioni del ’68, dalla contestazione studentesca, dal maggio parigino. Un pubblico che non molti anni prima vide nascere una icona del fumetto, la Valentina di Guido Crepax che incarnava a sua volta una società italiana in profondo cambiamento.

E la Valentine, con la sua anima trasgressiva, strizzava l’occhio a loro facendo appello al nuovo e alla moda.

Nelle intenzioni dell’ideatore, Valentine doveva essere guardata da tutti. Non doveva passare inosservata, ma provocare reazioni in chiunque la vedesse, divenendo catalizzatrice di azioni e di movimenti. Non era la solita macchina da scrivere grigia, verde o celeste, ma era rosso fuoco, era una macchina da azione.

Lo stesso Sottsass, parlando della Valentine affermò

“..La Valentine l’ho immaginata come la biro della macchina da scrivere, da vendersi a mucchi. La macchina da scrivere Valentine è nata come il prodotto popolare della Olivetti in contrapposizione al carattere “chic” della Lettera 22. Questo traspariva in tutto: dal design alla comunicazione. Nell’immagine pubblicitaria la Lettera 22 era trasportata da una signora ricca ed elegante che scendeva dall’aereo mentre la Valentine appariva in mezzo a dei bambini inglesi che giocavano a calcio..” (Ettore Sottsass)

La campagna pubblicitaria, inoltre, poté annoverare nomi di un certo calibro come Milton Glaser, Yoshitaro Isaka e George Leavitt, oltre lo stesso Sottsass. Una sorta di antesignana del moderno Notebook, la mostrava come oggetto utile a slegarsi dal grigiore dell’ufficio. E addirittura vuole slegarsi dall’immagine aziendale Olivetti, fortissima in quel periodo e riconoscibile in ogni prodotto.

Infine, Valentine era nuovo anche sotto l’aspetto industriale, dal momento che le nuove politiche aziendali ne spostarono la produzione a Barcellona.

Fra i vari riconoscimenti, come non ricordare il Compasso d’Oro nel 1970, e l’ingresso nella collezione permanente del MOMA.

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