Vascular Delivery: la plastica che si rigenera

Un team di ricercatori dell'Università dell'Illinois ha creato un materiale plastico in grado di rigenerarsi dopo una rottura, anche di grandi dimensioni.
Un team di ricercatori dell'Università dell'Illinois ha creato un materiale plastico in grado di rigenerarsi dopo una rottura, anche di grandi dimensioni.

Da lungo tempo i ricercatori sono impegnati nel tentativo di creare materiale in grado di rigenerarsi dopo aver subito un danno. Una scoperta di questo tipo potrebbe rivelarsi rivoluzionaria in diversi ambiti: si pensi ad esempio ad un suo impiego nei prodotti tecnologici, dove spesso la fragilità dei dispositivi rappresenta un vero e proprio tallone d’Achille. La plastica messa a punto da un team presso l’Università dell’Illinois si è rivelata in grado non solo di saldare piccole fratture, ma addirittura di ricostruire intere porzioni di superficie.

Abbiamo dimostrato la possibilità di riparare un materiale sintetico e inorganico, in un modo simile a quanto avviene con i tessuti nel corpo degli esseri viventi.

Queste le parole del professore di chimica Jeffry Moore, da anni al lavoro sul progetto. A renderlo possibile una tecnologia chiamata Vascular Delivery, che come suggerisce già il nome stesso si ispira all’apparato circolatorio. Il materiale, a prima vista trasparente, è in realtà composto al suo interno da microscopici canali paragonabili a vene e arterie che trasportano un particolare liquido.

Questo viene rilasciato in seguito alla rottura dei “capillari”. È costituito da due elementi che, a contatto con l’aria, formano un gel (con un processo simile alla coagulazione del sangue) in grado di solidificare in un polimero con il passare del tempo, come mostra il filmato condiviso dal team. I test condotti in laboratorio hanno dimostrato la capacità di riparare completamente un foro con diametro pari a 9 mm creato da una pallottola. In futuro un materiale di questo tipo potrebbe essere impiegato in ambito automobilistico (per i vetri o i paraurti), oppure nelle situazioni in cui gli interventi di manutenzione non sono semplici da effettuare: un utilizzo nell’attrezzatura in dotazione agli astronauti, ad esempio, non è da escludere. Volendo poi lasciare libero sfogo alla fantasia, si potrebbero immaginare applicazioni nell’ingegneria biomedica.

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