Arriva iTunes per Windows

Lo sbarco del music store di Apple nel campo del 'nemico' potrebbe segnare una tappa importante nella vendita di musica online. Riuscirà l'azienda di Cupertino a replicare il successo ottenuto nel mondo Mac? Gli analisti dubitano, ma tutti i rivali hanno i loro punti deboli.
Lo sbarco del music store di Apple nel campo del 'nemico' potrebbe segnare una tappa importante nella vendita di musica online. Riuscirà l'azienda di Cupertino a replicare il successo ottenuto nel mondo Mac? Gli analisti dubitano, ma tutti i rivali hanno i loro punti deboli.

iTunes Music Store sbarca dunque su Windows. L’annuncio è fissato
per oggi, a San Francisco. Dal momento in cui Steve Jobs svelerà al mondo
la nuova creatura e chiarirà gli aspetti ancora oscuri della strategia
di Apple, inizierà l’attesa. In tanti cominceranno a valutare giorno
per giorno i dati sui download e sul livello di soddisfazione degli utenti per
rispondere alla domanda che aleggia su tutta l’operazione: funzionerà?
Ripeterà il successo della versione Mac?

Una cosa è infatti chiara: la mossa di Apple potrà avere
ricadute rilevanti in settori cruciali, dal mercato musicale a quello dell’elettronica
di consumo. Questa volta non ci si chiederà solo ‘Dove sta andando Apple?’.
Se aggiungiamo a quella della casa di Cupertino la discesa in campo di altri
colossi (Dell, RealNetworks, Roxio/Napster, forse un giorno la stessa Amazon),
è evidente che la questione di fondo è ben più ampia: la
vendita di musica digitale online ha un futuro?

Con una quota di utenza Mac del 3%, i dati relativi alle vendite di iTunes
Music Store vanno pesati con attenzione. Gli ultimi rumors da casa Apple parlano
di oltre 10 milioni di canzoni vendute, con una quota di album interi acquistati
che ammonta al 46% del totale. La formula scelta è in effetti vincente,
cucita su misura dell’utente Mac tradizionale. Il Music Store è incorporato
in iTunes, il programma che nelle intenzioni di Apple dovrebbe fungere da centro
privilegiato per la gestione della propria collezione musicale. Passare dall’ascolto
di CD o MP3 all’acquisto è davvero questione di pochi click. Il prezzo
di 99 cents. per brano è stato evidentemente percepito come equo. L’integrazione
con iPod è perfetta. Le restrizioni sulla gestione dei brani acquistati
ci sono, ma le maglie sono sufficientemente larghe per potersi godere la musica
acquistata senza problemi, sul computer, sul lettore MP3 o su CD. Ora, però,
si passa in un campo che Apple conosce ma non padroneggia come il suo. Le insidie,
molte delle quali dovute al modus operandi dell’utenza Windows, sono dietro
l’angolo. E’ evidentente, però, che se ti proponi come player importante
nella partita del mercato musicale non puoi trascurare il 90% di possessori
di PC nel mondo. Il passo andava fatto.

Altro punto cruciale. Nel mondo Windows Apple sperimenterà la concorrenza,
con alcuni dei potenziali rivali già attivi, altri sul punto di lanciare
i propri servizi. La partita è complicata e si gioca su più fronti:
prezzi, facilità d’uso, supporto al cliente, restrizioni dei formati
e gestione delle licenze, ampiezza del catalogo, fino ai collegamenti con apparecchiature
hardware. Quest’ultimo è un punto fondamentale per Apple. Si calcola,
infatti, che il margine di guadagno su un singolo pezzo sia di circa 10 cents.
Come si evince da un banalissimo calcolo, non sono allora soltanto i 10 milioni
di brani venduti a costituire la parte preponderante del business, ma le vendite
di iPod collegate al Music Store. In un’interessante analisi apparsa sul sito
Chaosmint, ci si chiede opportunamente che intenzioni abbia Apple. Diventare
il più grande store di musica digitale al mondo o il principale venditore
di player MP3? Molto dipende dal gioco dei formati digitali.

Attualmente Apple è l’unica a distribuire i brani del Music Store nel
formato AAC (Advanced Audio Coding ). I competitori, essendo concentrati
sul mercato Windows, adottano invece la tecnologia proprietaria di Microsoft,
WMA (Windows Media Audio). In entrambi i casi viene implementato, con
modalità diverse, un sistema di Digital Rights Management. Significa
che insieme alla nostra canzone preferita acquistiamo anche una licenza che
ci consente di eseguirla, trasferirla su un lettore MP3 o metterla su un CD.
Le restrizioni sull’uso dei brani variano da servizio a servizio e sono uno
dei dettagli più controversi per l’utente, il quale tenterà magari
di trasferire il pezzo su un altro computer rendendosi conto che è inutilizzabile.

L’iPod, dal canto suo, è in grado di leggere brani in formato AAC ma
non WMA. Una situazione opposta rispetto ad altri lettori. Se l’iPod dovesse
supportare WMA è probabile che molti sarebbero tentati di acquistare
su altri store, sapendo di poter contare per l’ascolto sull’eccellente player
di Apple, che vedrebbe così allargare la base di utenti Windows. Indizio
importante: secondo il sito ThinkSecret a Cupertino stanno cercando nuovi rivenditori
in tutto il mondo per la vendita di iPod. Se invece le cose rimanessero come
ora, Apple replicherebbe la situazione di casa propria: i brani che acquisti
da me li ascolti solo con il mio lettore.

E gli altri? Secondo molti analisti il pericolo numero uno per la Mela si chiama
Napster 2.0. Roxio, detentrice del marchio divenuto quasi sinonimo di
MP3, ha lanciato la beta del suo servizio, senza peraltro rivelare molti dettagli
significativi. Dalla sua, oltre al logo col gatto, ha un catalogo dichiarato
di 500.000 brani, oltre ad una mossa che la dice lunga su chi sia il rivale
più temuto. Lo scorso settembre è stata annunciata una partnership
Roxio/Samsung che dovrebbe portare alla produzione di un player MP3 in
grado di rivaleggiare con iPod. Secondo molte voci, il lettore dovrebbe recare
ben in evidenza proprio il logo di Napster. Una lotta tra brand, dunque, non
solo tra tecnologie.

Per gli altri il gioco si fa davvero duro. MusicMatch ha emulato in
tutto il modello iTunes, incorporando lo store nel suo popolare jukebox. RealNetworks
gioca la carta Rhapsody: 25.000 album (tra cui tutti quelli dei Rolling
Stones) e $9,95 al mese per download illimitati, ma dovendo sborsarne 0,79 per
mettere una singola canzone su CD. Fallimentare sembra invece essere l’avventura
di Buymusic.com, presentatasi questa estate come l’anti Apple anche nello
spot di lancio. I brani che vende non sono risultati compatibili nemmeno con
i lettori MP3 che vende sul suo sito e i problemi di assistenza e supporto sono
stati enormi.

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