Dott. Google, diagnosi per il 35% degli americani

I motori di ricerca sono utilizzati da chi naviga per consultare informazioni di qualsiasi tipo, anche in ambito medico. È quanto emerge da una ricerca condotta dal Pew Research Center di Washington, che mette in luce come il 35% degli americani interpellati si sia affidato almeno una volta a Google per una diagnosi.

Lo studio ha coinvolto un totale di 3.014 persone interpellate telefonicamente e fa parte di un progetto avviato nel 2000, il cui scopo non è comunque quello di fornire un giudizio sulla pratica di cercare online cause o rimedi di un malessere. Secondo la ricercatrice Susannah Fox, il Web può essere il punto di inizio per la consultazione di informazioni in merito a un problema di tipo fisico, per poi decidere se consultare un medico o meno. Solo un terzo dei chiamati in causa, a quanto pare, sceglie di effettuare una vera e propria autodiagnosi completa con l’ausilio della grande Rete.

Il 70% dichiara che in occasione di un problema grave si è sempre rivolto a personale specializzato, lasciando da parte mouse e tastiera. Il 60% ha ricevuto supporto da amici o familiari, mentre il 24% da altre persone nelle stesse condizioni. Il tutto offline. Ted Etyan della Permanente Federation auspica un futuro in cui i due mondi possano collidere, portando i medici a rispondere ai quesiti dei pazienti anche attraverso gli strumenti messi a disposizione dal Web, come ad esempio le email.

Interessante anche il dato secondo cui tra coloro che prima consultano le informazioni online e poi si rivolgono a un medico, solo il 18% si aspetta di veder contestata la propria autodiagnosi, mentre il 41% crede in una conferma. Ancora, il 77% di questi dà inizio alla sua ricerca attraverso un motore come Google o Bing, mentre solo il 13% consulta direttamente un sito sull’argomento e l’1% si appella alla conoscenza sociale e condivisa di Facebook. In conclusione, il consiglio migliore sembra essere quello di Rahul Parikh, pediatra di Walnut Creek (California), che suggerisce di cercare più informazioni anziché limitarsi a una sola fonte con il rischio di incappare in errori, scegliendo poi però di parlarne con il proprio medico.

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