Electronic blood per alimentare i computer?

IBM ha sviluppato un "sangue elettronico" che fornisce alimentazione ai supercomputer e, nello stesso tempo, raffredda i processori.
IBM ha sviluppato un "sangue elettronico" che fornisce alimentazione ai supercomputer e, nello stesso tempo, raffredda i processori.

Per migliorare l’efficienza di un computer è necessario trovare soluzioni tecnologiche che permettono di incrementare le prestazioni, senza superare una determinata soglia di consumo. I supercomputer diventano sempre più potenti, ma prima o poi l’uomo non sarà più in grado di alimentarli. Per risolvere il problema, IBM ha tratto ispirazione dalla macchina più efficiente del mondo: il cervello umano. Infatti, la stessa rete di vasi sanguigni trasporta simultaneamente calore ed energia. Il nome della nuova tecnologia è electronic blood, ovvero sangue elettronico.

Gli attuali supercomputer richiedono grandi superfici, in quanto non è possibile avvicinare troppo i processori, a causa dell’immenso calore generato. Un supercomputer “petaflop”, in grado cioè di eseguire un quadrilione di operazioni al secondo occupa la metà di un campo di football. Ma utilizzando una sistema di alimentazione e di raffreddamento a liquido, i processori potrebbero essere assemblati in tre dimensioni, consentendo una drastica riduzione delle dimensioni. Oggi, quasi la metà dell’energia consumata nei data center serve per i sistemi di raffreddamento.

L’obiettivo di IBM è realizzare supercomputer raffreddati ad acqua grandi come una zolletta di zucchero. Ciò ovviamente non avverrà a breve. Passeranno molti anni prima di vedere sul mercato la tecnologia sviluppata dall’azienda di Armonk. Per adesso è stato implementato un prototipo in laboratorio che permette di testare il funzionamento del sangue elettronico. Il fluido viene caricato con una corrente elettrica e trasportato all’interno dei chip, quindi viene rimosso. In pratica, il processo è simile a quello che avviene nei sistemi di raffreddamento usati nei computer tradizionali.

I ricercatori hanno previsto che, entro i prossimi 20 anni, i supercomputer più veloci del mondo saranno in grado di eseguire un trilione di miliardi di operazioni al secondo, una potenza di calcolo 300.000 volte superiore a quella attuale. Allo stesso tempo, è necessario però migliorare la loro efficienza di almeno 10.000 volte, altrimenti una macchina simile potrebbe consumare una quantità di energia elettrica superiore a quella che il mondo può produrre.

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