ExoMars: Marte, stiamo arrivando

La prima missione ExoMars, partita lo scorso 14 marzo, sta per arrivare su Marte: il lander e la tecnologia italiana atterreranno il 19 ottobre.
La prima missione ExoMars, partita lo scorso 14 marzo, sta per arrivare su Marte: il lander e la tecnologia italiana atterreranno il 19 ottobre.

A partire dalle ore 18 del 19 ottobre avrà inizio una diretta streaming senza precedenti: l’Italia sta per mettere “piede” su Marte attraverso la tecnologia del lander Schiaparelli a bordo della prima missione ExoMars. Fu il piemontese Schiaparelli a vedere per primo i dettagli della superficie di Marte (dando vita all’immenso immaginario sui Marziani che ci siamo portati appresso per decenni) ed è oggi il lander Schiaparelli a volare sulla superficie del pianeta rosso in cerca di vita.

I marziani non ci saranno e questa è cosa nota. Tuttavia vari indizi hanno delineato la probabilità per cui possano esserci tracce di vita e la missione la andrà a cercare tanto nell’atmosfera quanto nel sottosuolo. La missione ExoMars è arrivata dunque al momento più complesso e importante: il lander si è sganciato dal TGO (Trace Gas Orbiter) e si sta avvicinando a grande velocità a Marte. L’atmosfera rarefatta del pianeta rende complesso l’atterraggio, ma la sonda è dotata di paracaduti e altri meccanismi pensati per rallentare la corsa (da 19 mila km/h a zero) e stabilizzare l’assetto, così da poter arrivare al suolo nelle migliori condizioni e salvaguardando le tecnologie di bordo.

Il lavoro successivo sarà un lungo monitoraggio, opera utile alla seconda missione ExoMars (inizialmente prevista per il 2018 ed in seguito procrastinata al 2020) che dovrà portare sul pianeta anche un trapano di produzione Eni (attraverso la controllata Tecnomare) con cui analizzare il terreno in profondità, attraverso un sofisticato carotaggio, alla ricerca di tracce di vita. La buona riuscita dell’operazione odierna, quindi, è del tutto fondamentale per la buona riuscita della missione successiva. La sonda si è già staccata dal TGO ed è entrata in fase di ibernazione per conservare le energie necessarie alla fase più critica della discesa. A 45 km dal suolo è previsto il picco massimo di temperatura sullo scudo termico della sonda, dopodiché inizierà la fase di frenata (a 11 km dal suolo) con cui l’Europa intende dimostrare di poter arrivare al suolo in modo sicuro ed efficiente. Il distacco del pannello di protezione attiverà il radar esterno, il paracadute sarà abbandonato e una serie di propulsori guiderà l’atterraggio in modo automatico. L’impatto al suolo dovrebbe avvenire alla velocità di 10 km/h.

La spedizione che sta arrivando su Marte è una joint venture italo-francese: il progetto si è staccato da Terra il 14 marzo 2016 dal cosmodromo kazako di Baikonur e nelle prossime ore tenterà di effettuare un atterraggio controllato nella “Meridiani Planum”: qui attiverà le proprie componenti interne per monitorare venti, temperatura e altri parametri nel tempo. Una vera e propria stazione meteo, insomma, con la quale conoscere meglio l’atmosfera marziana prima di portarci su le proprie missioni. E chissà, prima di portarci su l’uomo.

Durante l’atterraggio saranno scattate fotografie in bianco e nero: la prima sarà scattata a 3km dal suolo, quindi ne arriveranno altre al ritmo di una ogni 1,5 secondi. Tale collezione servirà anzitutto per ricostruire l’atterraggio, la zona dell’impatto e la bontà delle procedure. L’Agenzia Spaziale Europea non nasconde infatti quanto sia critica tale operazione: dimostrare di poter scendere in modo sicuro e controllato su Marte significa siglare una pietra miliare per le missioni spaziali del vecchio continente, gettando le basi per le future missioni sul pianeta. Le immagini ritratte durante l’atterraggio del 19 ottobre arriveranno sulla Terra entro il giorno successivo.

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