Fondazione Ugo Bordoni, report sull'IPTV

La Fondazione Ugo Bordoni ha pubblicato un report relativo allo stato dell'IPTV in Italia ed a livello internazionale. Nel nostro paese i lmercato risulta occupato dagli attori principali della produzione e degli internet provider, ma la banda scarseggia
La Fondazione Ugo Bordoni ha pubblicato un report relativo allo stato dell'IPTV in Italia ed a livello internazionale. Nel nostro paese i lmercato risulta occupato dagli attori principali della produzione e degli internet provider, ma la banda scarseggia

La Fondazione Ugo Bordoni ha prodotto un interessante report relativo allo status dell’IPTV. Come di consueto la situazione italiana è stata contestualizzata nel quadro del panorama internazionale, il tutto partendo dalla definizione dell’oggetto dell’indagine: «l’ITU definisce la IpTV come multimedia services such as television/video/audio/text/graphics/data delivered over IP based networks managed to provide the required level of QoS/QoE, security, interactivity and reliability». L’analisi è stata portata avanti sul campo dalla ISIMM (Istituto per lo Studio dell’Informazione nei Media e per la Multimedialità).

Introduce il report (pdf): «il dinamismo registrato nel settore degli audiovisivi su internet rappresenta la risposta delle imprese del settore della convergenza al verificarsi di alcune condizioni di carattere tecnologico, economico e sociale»: il convergere di particolari condizioni, insomma, apre alla possibilità dell’insorgere di nuovi paradigmi per il mercato. Infatti «una nuova generazione di consumatori-produttori sta segnando sul web il mercato dei contenuti digitali con i propri contributi creativi, nasce il fenomeno dell’User Generated Content che canalizza l’interesse verso l’utilizzo di tecnologie di rete per procurarsi contenuto audiovisivo. Lo scenario è pertanto caratterizzato da una pluralità di offerte di servizi audiovisivi su Internet che si affiancano alla tradizionale distribuzione televisiva sulle diverse piattaforme digitali e analogiche». Prima di avviare all’indagine sulla situazione italiana, il report distingue espressamente Joost e Babelgum dal resto dell’offerta sottolineando la natura di streaming su cui si basa la loro tecnologia.

«In Italia il primo servizio di Iptv è stato lanciato fin dal 2001 da Fastweb, tra i primi operatori a livello mondiale. In sei anni, la base di clienti del servizio televisivo è cresciuta molto lentamente, per attestarsi sui 170.000206 attuali. Telecom Italia ha commercializzato il proprio servizio di Iptv – Alice Home Tv – nel dicembre 2005, attestandosi dopo oltre un anno di attività agli attuali 31.000 utenti. Tiscali e Wind hanno annunciato l’intenzione di lanciare un proprio servizio nel corso del 2007» (pdf). In Italia la premessa è quella per cui lo stato della banda larga si configura ancora una volta come il collo di bottiglia per il settore: il paese è tra quelli in cui la penetrazione del broadband è minore e, parallelamente, la presenza dell’incumbent rimane la più incisiva di tutto il continente. Il report continua sciorinando gli impegni di Mediaset, Rai e Sky Italia nell’abbracciare la nuova tecnologia, indicazioni dalle quali si evince la prossima esplosione del fenomeno anche nel nostro paese. Banda larga permettendo.

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