Sì al Freedom Act: nuova fase per la NSA

Dopo due giorni di sospensione delle regole, il senato americano dice sì al Freedom Act, la riforma della NSA che modifica i confini della sorveglianza.
Dopo due giorni di sospensione delle regole, il senato americano dice sì al Freedom Act, la riforma della NSA che modifica i confini della sorveglianza.

Alla fine la riforma è passata. Più per assenza di alternative che per reale convincimento della maggioranza politica americana, la riforma dell’attività della NSA, nota come Freedom Act, mette in soffitta il Patriot Act voluto da W. Bush dopo gli attentati dell’11 settembre 2001. Una vittoria per Barack Obama, che ha già firmato il provvedimento che fu respinto soltanto qualche mese fa, e una parziale sconfitta per la NSA e chi ha sempre considerato indispensabili le raccolte a strascico dei metadati. Il Datagate non è finito, e senza dubbio le intelligence occidentali hanno mezzi superiori e altri appigli per la sorveglianza globale, ma non c’è dubbio che gli Usa hanno segnato un passaggio culturale.

In queste ultime 48 ore era successo di tutto in Senato, dopo che il repubblicano Rand Paul aveva di fatto ostruito la possibilità di rinnovare le norme contenute nella legge precedente, scaduta il 1° giugno. Le alternative erano poche: o si trovava una maggioranza per realizzare un nuovo Patriot Act oppure era già pronto il provvedimento caldeggiato dalla Casa Bianca che limita alcune parti delle operazioni di raccolta, responsabilizzando le società di telecomunicazione e passando per l’autorità giudiziaria.

Cosa prevede il Freedom Act

Il piano di riforma in sostanza accorcia la vita dei metadati telefonici, conservati soltanto dagli operatori, che li manterranno in disponibilità per un tempo non superiore a quanto normalmente stabilito (ma qui si entra nel territorio della fiducia incontrollata). La NSA potrà chiedere di utilizzarli soltanto dopo l’autorizzazione di un giudice: l’iter dell’approvazione del tribunale di sorveglianza – dal quale passeranno anche le richieste di intelligence straniere – sarà molto velocizzato per dare la possibilità alla NSA di accedere in tempi adeguati, visto che si tratta di sicurezza nazionale, ma i passaggi tra intercettato e sospettato non potranno essere più di due.

Si tratta degli stessi principi che lo scorso novembre il Senato aveva clamorosamente respinto. Il fatto che non si sia trovata, nella maggioranza repubblicana, comunque attenta sui dati sensibili dei cittadini americani (e per nulla sui diritti di tutti gli altri), una convergenza sul nuovo testo prima di giugno li ha messi alle strette e la Casa Bianca ha ottenuto un risultato insperato dopo le elezioni di medio termine.

La vittoria di Snowden

Forse la vera vittoria è quella di Edward Snowden, che pur non avendo mai considerato sufficiente il Freedom Act, è il convitato di pietra di tutto questo movimento di opinione, anche statunitense, su un argomento che fino a due anni fa era semplicemente ignorato. È lui ad aver rivelato le attività illecite o quantomeno sproporzionate della NSA, pagando un costo personale altissimo. L’esistenza dello stesso dibattito sui limiti delle prerogative dell’intelligence, sulla pericolosità intrinseca dell’hacking di stato e della raccolta indiscriminata, sul diritto del cittadino a usare la crittografia (invito accolto da un fronte che va dall’attivismo e l’open source fino alle multinazionali) per difendersi da un meccanismo potenzialmente stritolante e abusivo, è merito di Snowden. Ma negli Usa nessun politico è purtroppo disposto ad ammetterlo.

Questo il commento dell’ACLU (American Civil Liberties Union):

Questo è il disegno di legge di riforma di sorveglianza più importante dal 1978, e il suo passaggio è un’indicazione che gli americani non sono più disposti a dare alle agenzie di intelligence una cambiale in bianco. È una testimonianza del significato delle rivelazioni di Snowden e anche al duro lavoro di molti legislatori. Eppure, nessuno dovrebbe confondere questo disegno di legge per una riforma globale. Il disegno di legge lascia intatti molti dei poteri più intrusivi e overbroad del governo, e stabilisce solo regolazioni molto modeste agli obblighi di comunicazione e trasparenza.

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