Google: chi vende link perde PageRank

A un mese dalla revisione del PageRank, Google informa i webmaster sulle discusse modifiche del ranking di molti siti Web. Come previsto, vendita e acquisto di link sono alla base delle numerose penalizzazioni
A un mese dalla revisione del PageRank, Google informa i webmaster sulle discusse modifiche del ranking di molti siti Web. Come previsto, vendita e acquisto di link sono alla base delle numerose penalizzazioni

Nel corso dei mesi di ottobre e novembre, Google ha progressivamente aggiornato il PageRank dei siti indicizzati dal suo motore di ricerca, creando non pochi malumori e perplessità in numerosi webmaster. La revisione del ranking ha infatti penalizzato un grande numero di siti web, che hanno visto diminuire il valore del proprio rango anche di due/tre punti (pur senza evidenti ripercussioni sui loro volumi di traffico). In occasione dell’aggiornamento del discusso PageRank, Google non aveva fornito alcuna informazione in merito alla propria politica di indicizzazione e di calcolo del nuovo ranking. Ora, a distanza di qualche settimana, sui blog di Mountain View giungono i primi chiarimenti per placare il diffuso malcontento tra i webmaster.

Leggendo le dichiarazioni rilasciate sul blog dedicato ai gestori di siti Web, trovano conferma le numerose voci circolate durante il ricalcolo del PageRank su possibili penalizzazioni legate alla vendita e all’acquisto di link. In un lungo intervento, Google ricorda ai webmaster che acquistare o vendere link è espressamente vietato dalle linee guida del proprio motore di ricerca. Secondo Mountain View, la vendita di link può seriamente compromettere l’affidabilità delle ricerche effettuate sulla Rete con i propri sistemi, fornendo risultati spesso discutibili e poco attendibili. La lotta contro il commercio di link interessa tutti i più grandi motori di ricerca, impegnati a disincentivare il più possibile il fenomeno per mantenere alta l’attendibilità dei loro risultati. La politica adottata da Google non sarebbe dunque legata a singoli interessi aziendali, riconducibili anche ad AdSense, ma si inquadrerebbe in una prassi molto più diffusa seguita anche da MSN, Ask e Yahoo.

Sempre sul blog dedicato ai webmaster, Google chiarisce esplicitamente che «un sito che vende link può influenzare la nostra valutazione sul suo valore o diminuire la nostra fiducia nei suoi confronti». Grande importanza, in particolare, viene riposta sul “nofollow“, attributo che – all’interno del codice HTML – permette di rendere esplicita la propria buona fede in merito al link adoperato e aiutare il motore di ricerca a distinguere i collegamenti “utili” da quelli con una semplice finalità promozionale.

Il declassamento non è comunque a vita: ravvisata una perdita di ranking, i webmaster possono eliminare i link venduti o comprati dal proprio sito e inviare una richiesta per una revisione del PageRank a Mountain View. I webmaster sono dunque liberi di creare i loro siti Web come meglio credono, ma se vogliono preservare la loro rilevanza su Google devono seguire attentamente le linee guida fissate per assicurare l’attendibilità e l’autorevolezza dei risultati del motore di ricerca di “big G”.

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