Google, tech company e editori europei all’attacco

Appello all’antitrust dalle aziende tech europee contro le presunte pratiche Google di favorire i propri servizi nelle ricerche sul web.
Appello all’antitrust dalle aziende tech europee contro le presunte pratiche Google di favorire i propri servizi nelle ricerche sul web.

Sono 165 i firmatari di una lettera congiunta inviata al capo dell’antitrust dell’Unione Europea Margrethe Vestager, che accusa Google di adottare politiche di auto-preferenza dei propri prodotti e servizi all’interno di Google Shopping, a danno della concorrenza e dei consumatori.

Tra coloro che hanno sottoscritto l’appello che sollecita un’azione rapida da parte dell’UE per interrompere la pratica ci sono aziende che offrono servizi online, e associazioni di settore tra cui Yelp, Expedia, Trivago, Kelkoo, Stepstone e Foundem, che hanno proprio oggi ricevuto il sostegno da parte degli editori europei.

Google, i servizi sotto accusa

Tra i servizi offerti che Google promuoverebbe a discapito della concorrenza ci sarebbero quelli per l’alloggio, i viaggi e il lavoro, che secondo l’accusa verrebbero posizionati meglio nei risultati di ricerca. L’azienda di Mountain View ha ovviamente respinto al mittente ogni accusa, sostenendo che la concorrenza ai suoi servizi è a portata di clic su Internet, visto che i suoi motori di ricerca si limitano a fornire all’utenza i risultati più pertinenti e di qualità, senza preferenza alcuna, per offrire più scelta e concorrenza per gli utenti europei.

Qualche settimana fa l’Antitrust aveva avviato un’istruttoria nei confronti del coloro statunitense con l’ipotesi di reato di abuso di posizione dominante. Secondo l’accusa, l’azienda americana avrebbe violato l’articolo 102 del “Trattato sul Funzionamento” dell’Unione europea sulla disponibilità e l’utilizzo discriminatorio dei dati raccolti attraverso le proprie applicazioni per l’elaborazione delle campagne pubblicitarie di display advertising.

L’accusa dell’Antitrust

L’Autorità garante della concorrenza e del mercato contesta il fatto che Google controllerebbe gran parte del mercato della pubblicità online grazie anche alla sua posizione dominante su larga parte della filiera digitale.

In tal senso, sempre secondo quanto sostenuto dall’organo di vigilanza, viene utilizzata in modo “discriminatorio l’enorme mole di dati raccolti attraverso le proprie applicazioni, impedendo agli operatori concorrenti nei mercati della raccolta pubblicitaria online di poter competere in modo efficace”.

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