I computer saranno più intelligenti dell'uomo?

Continua il dibattito sulla singolarità tecnologica: le macchine saranno davvero più intelligenti degli uomini?
Continua il dibattito sulla singolarità tecnologica: le macchine saranno davvero più intelligenti degli uomini?

Benché l’ingegneria abbia compiuto negli ultimi anni importanti passi in avanti nel settore dell’intelligenza artificiale, creando sistemi digitali capaci di pensare in maniera approssimativamente simile al modo con il quale ragiona il cervello umano, il mondo scientifico è ancora profondamente spaccato tra chi crede che un giorno le macchine diventeranno più intelligenti degli uomini e chi invece ritiene che ciò non potrà mai accadere. Proprio sul tema della singolarità tecnologica è intervenuto nelle scorse ore il professor Miguel Nicolelis, il quale ha manifestato apertamente la propria appartenenza al secondo schieramento.

Nello specifico, per singolarità tecnologica si intende quel periodo della storia dell’evoluzione in cui le macchine potranno replicare in tutto e per tutto il funzionamento del cervello umano. Trattasi insomma di un avvenimento che, qualora dovesse realmente accadere, avrebbe tutte le carte in regola per sancire una nuova era tecnologica. Secondo alcuni scienziati favorevoli a tale ipotesi, in un simile contesto gli esseri umani potrebbero essere anche in grado di scaricare i propri pensieri nei computer, creando un’interazione uomo-macchina a 360 gradi.

Su tale lunghezza d’onda si sono schierati numerosi scienziati di primo piano a livello internazionale, tra i quali anche il futurista Ray Kurzweil, recentemente assunto da Google e da lungo tempo sostenitore della teoria della singolarità. In uno dei suoi libri sull’argomento, Kurzweil ha sottolineato come l’estrema complessità del cervello umano potrebbe non rappresentare un ostacolo insormontabile ed avendo tra le mani una sufficiente potenza di calcolo, accompagnata da conoscenze di altissimo livello riguardo il funzionamento del cervello, il passo necessario alla realizzazione di versioni digitali di tale organo sarebbe davvero molto breve.

Secondo Kurzweil, infatti, benché il cervello sia composto da miliardi di cellule, l’interazione tra di esse può esser sempre ricondotta ad una serie di azioni elementari. La conoscenza del funzionamento dell’organo più complesso in assoluto, quindi, sarebbe strettamente legata a dei mattoncini fondamentali piuttosto semplici ma di assoluta importanza: una volta comprese le modalità con le quali il cervello opera a livello elementare, insomma, il lavoro da svolgere sarebbe l’implementazione di tali conoscenze in un contesto in grado di simulare miliardi e miliardi di cellule.

Di differente avviso è invece Miguel Nicolelis, secondo cui pur avendo a disposizione tutta la potenza di calcolo che si desideri, non potrà mai esser possibile replicare con esattezza il funzionamento del cervello umano. Ciò sarebbe dovuto al fatto che le caratteristiche principali di quest’ultimo sono il frutto di interazioni non lineari tra miliardi di cellule, accompagnate da un pizzico di imprevedibilità che renderebbe impossibile creare un cervello con il silicio.

Così come non è possibile prevedere a priori se il mercato sarà in crescita oppure no, in quanto sono troppe le variabili che ne influenzano l’andamento, allo stesso modo secondo Nicolelis sarebbe impossibile creare sistemi digitali capaci di ragionare come un essere umano. Lo scienziato si schiera quindi palesemente contro coloro che ritengono plausibile l’ipotesi di un futuro con macchine intelligenti come o più dell’uomo, storcendo il naso quando si parla della possibilità di scaricare pensieri in un computer.

Ciò nonostante Nicolelis non esclude in alcun modo un futuro in cui l’uomo potrà usufruire in maniera decisamente maggiore dell’evoluzione tecnologica, aprendo le porte all’installazione di dispositivi in grado di offrire abilità quali la percezione di raggi X, l’attivazione di macchine a distanza oppure la navigazione in ambienti virtuali mediante il pensiero. Ed è proprio in tale direzione che lo scienziato ha indirizzato i propri sforzi, conducendo una serie di ricerche le quali hanno evidenziato importanti risultati sugli animali, con alcune cavie che hanno manifestato nuove abilità in seguito all’installazione di componenti esterni nel cervello.

Il futuro degli esseri umani, insomma, è saldamente legato a quello della tecnologia: quale che sia la verità sulla singolarità tecnologica, infatti, sembra oramai certo che un domani l’uomo potrà sfruttare l’elaborazione digitale per incrementare le proprie capacità. In tal senso, quindi, più che macchine in grado di ragionare come esseri umani, vi sarebbe un avvicinamento dell’uomo ai computer.

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