IBM rilascia la sua Sinfonia

IBM ha da poco rilasciato una versione stabile di Lotus Symphony, una suite di applicativi per la produttività basata principalmente sull'ormai famoso OpenOffice. Disponibile anche in italiano, la suite utilizza lo standard ODF
IBM ha da poco rilasciato una versione stabile di Lotus Symphony, una suite di applicativi per la produttività basata principalmente sull'ormai famoso OpenOffice. Disponibile anche in italiano, la suite utilizza lo standard ODF

Dopo numerose beta, IBM ha rilasciato la prima versione stabile di Lotus Symphony, la suite per ufficio basata su OpenOffice e arricchita da Big Blue a suon di Java. Lotus Symphony 1.0 è scaricabile gratuitamente per Windows e Linux, ma non per Mac, ed è disponibile in 24 lingue, italiano compreso. È disponibile anche un Developers Toolkit, dedicato agli sviluppatori per la creazione di plugin aggiuntivi.

La
suite si compone di tre applicazioni per i documenti di testo, i fogli
di calcolo e le presentazioni. Già dal primo avvio il software si
presenta diversamente da OpenOffice.org e fin dai primi click del
mouse si nota l’ottimo lavoro svolto dallo staff IBM
per fornire un
prodotto facilmente usabile anche dai meno esperti. Le differenze
nell’interfaccia non si fermano alla sola usabilità, ma coinvolgono
anche nuove funzioni, come l’utilizzo delle schede per i diversi
documenti (in maniera simile a quanto già visto sui moderni browser), e
una funzione per la navigazione tra i documenti aperti in stile Exposé
di MacOS. Altro punto su cui si è lavorato parecchio è il supporto ai formati di
file esterni, MS Office in primis. Symphony affina ulteriormente
l’importazione e l’esportazione verso i formati della suite Microsoft,
e include inoltre i filtri per gestire i file provenienti dalla Lotus
SmartSuite.

Nota
dolente arriva invece dalle prestazioni: Lotus Symphony è decisamente
più lento nell’avvio rispetto a OpenOffice
, problema dovuto al
massiccio utilizzo di Java. La suite IBM, infatti, si appoggia
totalmente sulla Java Virtual Machine, esattamente come già fatto da
altri applicativi nati in casa Big Blue come Eclipse e Lotus
Notes. Gli sviluppatori IBM hanno insistito molto
sull’integrazione di Symphony con Lotus Notes: quest’ultimo
software, infatti, contiene una versione embedded della suite per
ufficio, ed è facile pensare che IBM abbia tutti gli interessi ad
utilizzare il download gratuito di Symphony per avvicinare più utenti
(soprattutto aziendali) alla propria suite per la comunicazione. 

La
scelta di OpenOffice come base di partenza per un prodotto così
ambizioso, sottolinea la validità della suite open source di Sun, anche
se IBM si pone nei sui confronti in una maniera che farà storcere il
naso ai puristi del software libero. IBM collabora infatti attivamente
allo sviluppo di OpenOffice, ma ha scelto dei termini più
restrittivi per il suo Symphony. Innanzitutto Lotus Symphony non è open source e, anzi, la licenza ne vieta anche il reverse engineering. Tali restrizioni sono comunque permesse dalla licenza originale di OpenOffice, la LGPL,
che a differenza della sorella maggiore GPL, permette di inserire il
codice sorgente all’interno di un software chiuso. Symphony resta
quindi un prodotto gratuito, ma non libero: IBM ne permette l’utilizzo
in ambiti commerciali, e permette la copia e la distribuzione ad amici,
conoscenti o nell’ambito della propria azienda, purché questa avvenga
in maniera del tutto gratuita; è invece proibita la redistribuzione tramite web, rendendo il sito di IBM l’unico posto da cui sia possibile scaricarla legalmente. Anche la Gallery,
sezione del sito che fornisce template e modelli di documenti, ha delle
regole stringenti: i file scaricabili sono infatti disponibili solo per
un uso personale, non commerciale e solo se utilizzati con Lotus Symphony.

La
presenza di numerosi template si affianca a numerosi video esplicativi
e guide online e trasmette all’utente la sensazione di un prodotto
commercialmente valido, operazione che forse ad OpenOffice è riuscita
meno. Solido punto in comune tra le due suite è lo standard ISO 26300, ovvero il formato OpenDocument:
sotto questo punto di vista le due suite sono del tutto simili, e i
file sono perfettamente interscambiabili. Sicuramente un punto a favore
nella guerra dell’OpenDocument contro l’alternativa OOXML di Microsoft.

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