Il braccio di Terminator, stampato in 3D

Le stampanti 3D potranno in futuro essere impiegate anche in ambito medico, per la realizzazione di protesi a basso costo: ecco il "braccio di Terminator".
Le stampanti 3D potranno in futuro essere impiegate anche in ambito medico, per la realizzazione di protesi a basso costo: ecco il "braccio di Terminator".

L’arto raffigurato nell’immagine di apertura potrebbe sembrare tratto da un film di fantascienza, tanto che in Rete è già stato ribattezzato come il “braccio di Terminator”. In realtà si tratta di un progetto concreto, portato avanti dal team Additive Manufacturing and 3D Printing Research Group dell’Università di Nottingham. Il direttore Richard Hague, in collaborazione con i propri studenti, lo ha realizzato per dimostrare le potenzialità delle stampanti 3D.

Questa particolare tipologia di dispositivi potrà rendersi utile in futuro anche in ambito medico, con modalità differenti da quelle già viste in Blizzident e nella creazione di gessi per riparare le fratture ossee. I macchinari capaci di stampare oggetti in tre dimensioni possono infatti essere impiegati per dare vita a strutture molto solide, articolate e con sensori integrati.

Si tratta solo di un mock-up al momento, che serve per mostrare circuiti dedicati alla misurazione della temperatura, a rilevare oggetti e a controllare i movimenti del braccio. La stampa 3D ci fornisce la libertà necessaria per creare forme complesse e ottimizzate. La nostra ricerca sugli arti è focalizzata sulla possibilità di stampare direttamente funzioni elettriche, ottiche o addirittura biologiche.

Queste le parole di Hague, riportate sulle pagine del sito New Scientist. In altre parole, quello che ora è solo un concept domani potrà diventare una vera e propria protesi. Uno degli aspetti positivi di progetti simili riguarda la loro natura, in qualche modo paragonabile a quella dei software open source: tutti possono accedere ai file sorgenti necessari per effettuare la stampa e chi lo desidera può contribuire al miglioramento di design e funzionalità. Un’iniziativa simile alla Robohand del sudafricano Richard Van As, realizzata per fornire protesi a basso costo per tutti coloro che hanno perso le dita in un infortunio o sono nati con una malformazione.

L’arto messo a punto dal team di Nottingham resterà esposto nelle sale del London Science Museum fino al luglio 2014, all’interno di un’esposizione dedicata proprio alle potenzialità della stampa 3D. Chiunque dovesse passare nella città inglese potrà dunque ammirarlo da vicino: l’ingresso è gratuito.

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