Il diritto di ricordare un amico

La vita oltre la morte potrà essere anche su Facebook. La natura non ci permetterà di aggiornare il nostro status (per definizione, peraltro cosa inutile), ma il social network terrà memoria del fatto che siamo esistiti ed abbiamo lasciato nostre tracce.

Affrontare il tema della “morte” nel suo rapporto con il Web è delicato e spiazzante. Perchè qui la vita è un simulacro, come tutto il resto: reale e virtuale hanno una commistione profonda e solo la morte sembra poter scindere definitivamente le parti. Facebook, lo specchio online delle dimensioni sociali, fino ad oggi non aveva mai affrontato l’argomento. Ci ha provato soltanto ora.

In un post di Max Kelly il gruppo ha spiegato che, in caso di morte, sarà possibile “congelare” l’account dell’utente. La possibilità è lasciata ai familiari, i quali dimostrando la dipartita con un articolo o un necrologio potranno chiedere che il profilo diventi un omaggio alla memoria.

In automatico cambieranno le impostazioni relative alla privacy: ogni elemento sensibile scompare, l’account perde voce e lascia spazio a quella degli amici (i quali invece potranno avere accesso alla bacheca per lasciare un proprio messaggio). L’account non sarà più accessibile da alcuno e l’utente, in automatico, vede preservato il diritto di non aver violata da alcuno la propria identità (quella rimane indelebile, come testimonianza di uno spazio occupato, anche dopo la dipartita).

Facebook ci ha meritevolmente provato. Il mix di soluzioni ipotizzabili può essere calibrato in vari modi e la soluzione è ovviamente opinabile, ma ha il merito di affrontare un passaggio che, in ogni caso, è l’unico vero punto fermo di una relazione sociale: ad un certo punto, improvvisamente ed imprevedibilmente, finisce. Memoria e ricordi, però, tengono vivo il contatto almeno finché una delle due parti vive. Facebook non ha fatto altro che garantire questo diritto: il diritto di ricordare un amico.

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