Le stampanti 3D sono nocive per la salute?

A causa delle elevate temperature e dell'emissione di particelle ultrafini, l'uso delle stampanti 3D è consigliato solo in ambienti adeguatamente ventilati.
A causa delle elevate temperature e dell'emissione di particelle ultrafini, l'uso delle stampanti 3D è consigliato solo in ambienti adeguatamente ventilati.

Il costo delle stampanti 3D continua a diminuire, per cui queste periferiche iniziano a diventare accessibili ad un numero crescente di persone che le utilizzano in casa o in ufficio. Uno studio effettuato dai ricercatori dell’Illinois Institute of Technology ha però evidenziato un aspetto finora trascurato: durante il processo di stampa vengono emesse nell’aria particelle di materiale che possono essere dannose per la salute. A differenza delle stampanti industriali, i modelli domestici non includono accessori che filtrano queste emissioni e i locali non possiedono idonei sistemi di ventilazione.

Il potenziale pericolo per la salute umana deriva dalle temperature elevate necessarie per realizzare un oggetto, un problema simile a quello rilevato per il toner delle stampanti laser. Quasi tutte le stampanti 3D utilizzano una tecnica di produzione additiva denominata MPD (Molten Polymer Deposition), in base alla quale un filamento termoplastico viene spinto attraverso un ugello estrusore. L’ugello fonde la materia prima e deposita vari livelli di plastica su una piastra mobile fino a creare l’oggetto finale.

Le plastiche più usate nelle stampanti 3D commerciali sono ABS (Acrilonitrile Butadiene Stirene) e PLA (Acido Polilattico) che fondono, rispettivamente, a 220 e 180 gradi. A queste temperature il materiale emette particelle ultrafini (UFP) dalle dimensioni nanometriche che possono depositarsi nei polmoni, nelle vie respiratorie ed essere assorbite nel flusso sanguigno. L’ABS, a causa delle maggiori temperature, produce anche monossido di carbonio e cianuro di idrogeno. L’esposizione prolungata può avere quindi effetti tossici.

I test effettuati con 5 stampanti 3D hanno evidenziato valori di UFP compresi tra 20 miliardi (PLA) e 200 miliardi (ABS) di particelle al minuto, lo stesso tasso di emissioni misurato durante la cottura su un forno a gas, in presenza di una stampante laser e nel fumo delle sigarette. In futuro verranno eseguiti ulteriori studi, ma in base ai risultati ottenuti i ricercatori consigliano di prestare molta attenzione quando una stampante 3D viene usata in ambienti chiusi non adeguatamente ventilati o filtrati.

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